Evoluzione

Come funziona la stampante 3D nel design del modello industriale?

La stampa 3D è l’intero processo di creazione di oggetti tridimensionali, estrapolati da file digitali.

É un processo additivo che permette la realizzazione di un oggetto strato dopo strato utilizzando diversi materiali plastici e non. Con questa tecnologia è possibile creare piccole serie, riprogettare il ciclo produttivo riducendo i componenti e ottimizzando le forme del progetto per rendere il prodotto finito il più possibile preciso e perfetto. I progettisti e designer possono avere una maggiore libertà di espressione, è possibile realizzare nuove forme, nuove geometrie, nuovi prodotti perché non vi sono più i limiti tradizionali, il tutto anche con un risparmio di tempo e di costi. I materiali utilizzati possono essere di varia natura, anche riciclati (polimeri, metalli, resine), a seconda di quello che è l’oggetto finale che si intende stampare. La vera svolta della stampa 3D nell’ambito del design del prodotto industriale sta nella possibilità di passare dal disegno digitale direttamente all’oggetto fisico, completamente manipolabile.
Per i creativi è un nuovo modo di pensare.

Per i designer le tecnologie digitali sono potenti strumenti al servizio della creatività. Consentono loro di dedicare più tempo al processo creativo e di sperimentare un maggior
numero di soluzioni grazie alla rapidità e all’efficienza del processo di prototipazione, avendo così la possibilità di presentare ai propri clienti un prodotto finito e funzionale.

All’interno dell’Accademia la stampa 3D è già realtà, a disposizione dei ragazzi di tutti i nostri corsi di
Fashion Design, Interior Design e Communication Design

Partendo dal concetto di artigianalità che contraddistingue la sua didattica, i nostri laboratori diventano modello di nuove tecnologie sul design in generale dove sono presenti tutte le attrezzature, sia artigianali con macchine da cucire per accessori come scarnitrici, a colonna e a braccio che quelle di modellazione digitale.

E’ una tecnologia moderna, fresca e rispettosa dell’ambiente, proprio come IUAD!

In questo articolo cura della Prof.ssa Matilde De Luca Consulente per finanza agevolata e progettazione di impresa

Docente di Design Management del Corso di I livello in Design della Moda e Coordinatrice dell’ Indirizzo Fashion Business & Management

Ci prefiggiamo di offrire degli spunti di riflessione su quelli che possono essere gli elementi fondanti su cui sviluppare un’idea creativa di successo nell’ambito del fashion system.

Saranno oggetto delle nostre riflessioni quattro elementi che sono stati definiti come i quattro pilastri del successo, di cui parleremo nei nostri successivi incontri.

Cominciamo con delle osservazioni sui due grandi players: il consumatore e l’impresa

Ricordiamo che il consumatore con l’analisi dei suoi bisogni e dei suoi desideri rappresenta il punto di partenza di ogni nostra riflessione.

La dinamica, piuttosto complessa che fa da sfondo è legata al fatto che il medesimo consumatore richiede contestualmente un’offerta all’interno della quale sia possibile, da un lato, una selezione idonea a consentire una possibilità di distinzione rispetto agli altri consumatori e dall’altro, uno strumento segnaletico attraverso cui il medesimo individuo, che desidera distinguersi, possa di fatto mostrare la propria appartenenza ad un gruppo o ad una comunità di persone unite da una visione condivisa e da valori condivisi.

Le imprese, dal canto loro, devono mantenere nel tempo una continuità nei loro processi di cambiamento, continuità che viene espressa e consolidata nel tempo, sedimentata nella personalità dell’azienda stessa. Codici che l’impresa puo’ rinnovare ma non sovvertire, o peggio ancora eliminare.

Inoltre le stesse imprese devono muovere complessi ingranaggi affinché gli obiettivi economico-finanziari necessari a mantenere il sistema-impresa, oltre l’equilibrio, siano raggiunti.

In questo scenario, l’innovazione trova manifestazioni molteplici, che si estendono a differenti aree di applicazione: innovazione nella produzione, innovazione nelle forme di comunicazione, innovazione nella commercializzazione, ma in questa sede affronteremo l’innovazione nello stile che ci appare come un interessante elemento di valutazione.

Definendo lo stile come una scelta estetica che riguarda i singoli capi di abbigliamento della collezione, le loro caratteristiche e la loro combinazione, si può affermare che l’innovazione in questo ambito si realizza attraverso la generazione di una risposta alla routine che si esprime con dei mutamenti di carattere incrementale e/o migliorativo che interessano i singoli elementi dello stile e cioè volumi, strutture, vestibilità, colori, tessuti o le modalità attraverso cui tali elementi vengono combinati tra di loro, superandone limiti e schemi.

Lo stile di ogni singolo capo prodotto diviene sia lo stile della casa di moda, sia l’identità di ogni collezione che si mostra in grado di assecondare i gusti di un consumatore sempre più esigente, evoluto, colto, versatile, educato al cambiamento continuo, ma anche un consumatore che si annoia facilmente. L’obiettivo si concretizza nel riuscire a proporre una moda che interpreti la naturale tendenza dell’uomo all’evoluzione e la sua ricerca di emozioni.

Uno stile in grado di dialogare con il consumatore, che crei una personalità da condividere con il consumatore stesso nel lungo periodo, dotato della capacità di catturare l’intenzione di acquisto come scelta personale, come esperienza e scoperta.

Questo è quello che si richiede al processo stilistico innovativo affinchè sia il primo tassello su cui fondare una realtà di successo.

Secondo pilastro è la maestria della moda italiana, la sua identità e la sua storia.

La moda italiana con la sua grandezza, oggi come allora, non è imitabile, né replicabile con nessun processo tecnologico, per quanto sofisticato e all’avanguardia esso possa essere, non si puo’ improvvisare e questo perché la sua essenza proviene dal passato. Piu’ precisamente è la risultante di secoli di storia, di esperienza, di interiorizzazioni, adattamenti e maturazioni. La sua identità è stata partorita da un paese con un tessuto culturale variopinto, dove l’arte si respira in ogni singolo vicolo del territorio. Un popolo, quello italiano, fatto di artigiani, mercanti, contadini, artisti, scienziati, poeti, filosofi, esploratori che hanno saputo utilizzare e trasformare attraverso la manualità, l’ingegno e l’impegno le risorse a disposizione in ricchezza; una penisola al centro del mediterraneo incontro di tante culture e di conoscenza, ospitale e disposta ad apprendere ed ampliare i propri orizzonti.

La grandezza della moda italiana si sostanzia ancora oggi in un processo votato all’eccellenza in tutte le fasi che portano alla creazione del capo di moda, prevedendo un approccio artigianale da bottega.

Tramandata per centinaia di anni è andata sempre piu’ specializzandosi e raffinandosi attraverso un sapiente connubio tra tradizione, evoluzione, creatività e tecnica.

Da nord a sud la moda italiana si racconta attraverso le storie e i successi di grandi e ispirati stilisti imprenditori. L’Italia vanta il primato delle città della moda, famose in tutto Milano, Firenze, Roma e poi c’è Napoli, una città vivace, geniale, espressiva, appassionata dove il gusto e l’eleganza nel vestire ne fanno da padrone, ancora oggi la città è il fulcro indiscusso dell’eleganza maschile nel mondo: un primato mantenuto grazie alla passione, alla innovata tradizione e, soprattutto, all’artigianalità, in grado di vestire manager, capi di stato, e chiunque voglia distinguersi, evitando il conformismo e la banalità.

La punta di diamante del Made in Italy appaiono proprio essere le sartorie napoletane, vera e propria eccellenza del territorio che vantano una storia antichissima. Risale al lontano 1351la nascita della Confraternita dei Sartori, parliamo di un’abile tradizione di quasi 700 anni, tutta made in Napoli! Ed è cosi’ che gli abiti, le camicie, le cravatte realizzati all’ombra del Vesuvio, sono vere e proprie opere d’arte che racchiudono in loro stesse la storia della città e il suo ingegno.

L’innovazione nello stile e l’identità sono elementi fondamentali per creare un prodotto moda competitivo e per permettere ad un’impresa di inserirsi sul mercato della moda, ma necessitano di essere supportati dalla qualità.

Le imprese del comparto moda oggi, si trovano ad affrontare sfide concorrenziali colossali per reggere il proprio modello di business e in queste battaglie si sono orientate spesso, e spesso ancora si orientano, verso l’ipotesi che onorare l’unico credo della massimizzazione della produzione e della vendita sia l’unica direzione da seguire. Compra, usa e getta… un paradigma non virtuoso

La visione che qui si propone è diversa.

Il punto di partenza è la riqualificazione del prodotto moda in tutte le sue fasi. A partire dalla ricerca dei materiali, dei tessuti, dei filati, dai dettagli di produzione come tagli, cuciture, assemblaggi, inserimenti di accessori, dall’affidabilità dei fornitori e dei vari partner della catena del valore, dalla progettazione della collezione, dalle metodologie produttive, fino ad arrivare ai servizi al consumatore finale, il tutto in un’ottica di impresa gestita, nel rispetto dei diritti e della dignità del lavoro e dell’ambiente.

Sicuramente diventa un punto di forza per il brand la possibilità di comunicare con trasparenza ai consumatori dove e come è stato prodotto un capo in tutte le sue fasi di lavorazione, se vogliamo la storia dello stesso prodotto fino ad arrivare al suo confezionamento. Utilizzare la tecnologia disponibile come il QR code, puo’ essere una risposta a questa esigenza.

Ora desideriamo soffermarci su un ulteriore aspetto della qualità e cioè il coinvolgimento emotivo del consumatore, un consumatore critico attento alle tematiche ambientali e sociali.

Un consumatore che, mentre compie una delle azioni piu’ gratificanti e personali tra quelle che è chiamato a svolgere e cioè scegliere un capo di abbigliamento per sé stesso o per qualcuno, in realtà, contribuisce in modo determinante affinchè il mondo inverta la rotta e cominci a considerare fondante, per il nostro futuro, la dimensione etica del fare impresa.

Il consumatore nell’indossare questo capo percepisce un insieme emozionale che supera l’oggettività e viene condotto verso la consapevolezza di far parte di qualcosa di molto piu’grande: l’obbligo morale di salvaguardare il pianeta.

L’oggetto di attività del fashion system rende le imprese che operano in questo settore uniche per la necessaria compresenza al loro interno di quella che è stata definita come una “doppia anima”. Con questa affermazione intendiamo riferirci ad una componente emozionale, gestita dai creativi ed ad una componente razionale, appannaggio dei manager che affiancano ed indirizzano l’attività dei primi.

La moda cosi’ coniuga intuito, creatività, ma anche management e organizzazione. Componenti che possono apparire discordanti, ma che in realtà devono e possono convivere affinché l’obiettivo ultimo del successo dell’impresa venga raggiunto.

Da una parte, infatti, i prodotti realizzati devono essere di moda, e devono racchiudere al loro interno un’elevata qualità, un’innovazione nello stile, avere un’identità e dall’altra, è necessario che l’azienda rispetti le regole base per una gestione efficace ed efficiente.

Si presenta, quindi, la necessità di effettuare un compendio tra esigenze diverse: i creativi sono costretti ad adeguarsi ai limiti posti dai vincoli economici e strategici dettati dal progetto di business, senza che ciò sminuisca però il loro estro e la loro capacità innovativa e, i manager devono anch’essi adattarsi al particolare contesto in cui operano e alle esigenze degli stilisti dalla cui attività dipende, in gran parte, il successo delle imprese di moda.

Si intuisce come sia auspicabile, la coesistenza di queste competenze all’interno della stessa figura professionale, in grado cosi’ di comprendere le varie esigenze nei diversi ambiti, gestire i diversi stakeholders, collaborare in modo efficiente e consapevole con essi, dirigere il lavoro conoscendo profondamente le dinamiche del core business e la direzione dell’impresa, analizzare costantemente il contesto operativo per individuare il vantaggio competitivo.

Risulta pertanto fondamentale che gli sforzi della formazione nell’ambito del settore in oggetto siano concentrati nel fornire gli strumenti affinchè sul mercato siano presenti stilisti imprenditori in grado di muoversi tra tessuti, progetti moda, piani strategici e obiettivi aziendali con armonia e fluidità. Un’evoluzione verso la managerializzazione dettata dalle attuali esigenze di mercato che si presenta caratterizzato da un crescente livello di complessità che rende ormai insufficiente il tradizionale approccio intuitivo dell’imprenditoria delle precedenti generazioni. Il mercato e l’impresa hanno bisogno di specialisti con competenze trasversali.

Tante le piccole e medie imprese operanti sul territorio, ma tante risultano essere poco managerializzate e a causa di questo gap rischiano di perdere quote di mercato o ancor peggio di non riuscire a garantirne la propria permanenza nel futuro.

Beneficeranno di questo nuovo approccio non solo la produttività e il successo aziendale, ma anche e soprattutto il consumatore. Il prodotto che arriverà sul mercato risulterà infatti, essere la sintesi di un attento processo di creatività e di ottimizzazione delle scelte declinata sia sui diversi rapporti della catena del valore sia sulla sua complessività, il tutto accompagnato da competenza e stile.

Come di consueto ormai da qualche anno, l’Accademia ha ospitato l’architetto Rossella Siani, ricercatrice e fondatore della piattaforma online VAHA (Virtual Architecture Handicraft Art) un portale telematico per le tecnologie della fabbricazione digitale per l’architettura, l’artigianato e l’arte ma che piano piano ha cominciato a creare connessioni tra professionalità diverse alimentando confronti tra menti e idee creative in un’ ottica multidisciplinare.

Attraverso una piattaforma aperta, laboratori di formazione e iniziative di promozione, VAHA si adopera per potenziare il modello produttivo digitale, valorizzare e tutelare il lavoro dei progettisti, favorire una produzione delocalizzata e diffusa.

Architettura, Artigianato e Arte sono sempre più influenzate dalle logiche di progettazione e produzione digitali e VAHA si propone di rendere accessibili gli strumenti di base di queste tecnologie e di metterlo in connessione con le realtà produttive di settore affinché ogni progettista possa affrontare in autonomia un percorso creativo per la realizzazione della sua opera.

E’ nata cosi una community che conta circa 600 professionisti provenienti anche da settori diversi dal design (es. psicologi e medici). Il portale ha lo scopo di presentare svariati modi per affrontare la progettazione con diversi materiali con esercitazioni pratiche di prodotti e pattern da cui ognuno può trarre ispirazione.

A seguito dell’emergenza Covid-19, è nata una collezione di prodotti e accessori di “emergency design” realizzati e pensati per “vivere meglio” la pandemia, questi prodotti sono stati presentati anche all’ultima edizione di Maker Fair Rome, una delle più importanti fiere sulla tecnologia e l’innovazione a livello mondiale.

La manifestazione posiziona la città di Roma al centro del dibattito sull’innovazione. L’evento unisce scienza, tecnologia, innovazione, dando vita a qualcosa di completamente nuovo

Di questi progetti molti sono rimasti solo cartacei ma alcuni sono stati realizzati i prototipi.

Sul sito è possibile consultarli tutti: una maniglia portatile per metro in pelle, giochi per bambini, un tavolino sospeso da balcone, etc. Tutto è partito dall’analisi delle esigenze covid e dal confronto con professionisti come medici o psicologi, che possono dare un punto di vista diverso al designer per la funzionalità del suo prodotto. Tutto ciò ha portato i professionisti ad aggregarsi autonomamente al portale da Nord a Sud dello stivale.

Un altro importante progetto messo in piedi dal portale VAHA è “Pattern Your Life”, un contest che ha visto nella prima edizione del 2020 circa 200 partecipanti e l’evento di premiazione dei vincitori al Maschio Angioino.

Si tratta di realizzare dei pattern attraverso la fabbricazione digitale. Lo scorso anno sono stati utilizzati i più svariati materiali (plexiglass, compensato, legno, MDF, lattice Hinge, wood skin, etc) e le più svariate tecnologie (stampa in 3D, taglio laser, fresa, etc) con l’aggiunta delle tecniche tradizionali come l’incisione, l’intarsio o il bassorilievo. Sul sito  https://www.vaha.it/blog/ è possibile visionare tutti i progetti.

Il workshop è servito da grande ispirazione per i nostri studenti di Interior Design



ADCI sta per Art Directors Club Italiano, fondato nel 1985 da alcuni tra i migliori professionisti del modello di pubblicità emergente, che contribuirono alla modernizzazione e alla internalizzazione della pubblicità italiana.

L’Art Directors Club Italiano nacque sulla scia delle analoghe associazioni presenti nei paesi industrializzati avanzati, che già da tempo selezionavano e promuovevano la comunicazione commerciale nelle sue espressioni di massima qualità e innovazione.

Gli Awards

Il premio storicamente più ambito dalla community creativa italiana.

Dal 1985, gli ADCI Awards sono un punto di riferimento per la creatività e la qualità nella comunicazione pubblicitaria in Italia.
Dalla stampa alla tv, dal design alle activation, dal cyber al direct, passando anche per tutte le altre categorie esistenti, gli ADCI Awards documentano nel tempo l’evoluzione dei linguaggi, degli stili e dell’uso dei mezzi di comunicazione, selezionando solo i lavori che risultano più rilevanti sotto il profilo creativo.

La scena degli award ha visto sempre premiati studenti provenienti dalle più blasonate Accademie Italiane.

In questo senso i piazzamenti degli studenti di IUAD Accademia della Moda oltre ad essere una ventata di aria fresca, rappresentano i passi da gigante che la nostra didattica ha compiuto negli ultimi anni.

Nell’edizione di quest’anno due nostri allievi del corso, rispettivamente di Design della Comunicazione e della Specialistica in Art Direction & Copywriting, sono riusciti a piazzarsi sul podio dei vincitori: Raffaele Riccardi e Teresa Caldarelli.

Siamo davvero orgogliosi, e anche un po’ emozionati, dell’enorme
successo dei nostri ragazzi agli ADCI Awards: un silver nella CATEGORIA
STUDENTI | DESIGN per Raffaele Riccardi con Dinamic Identity The Olympic
Winter Games e un bronze nella CATEGORIA STUDENTI | EXPERIENCE per Terry Caldarelli con The first racism – free jersey – SSC Napoli.

Si tratta di un grandissimo risultato per i giovani talenti campani, per
il lavoro dei nostri docenti, in particolare Alessandro Izzillo e Enrico
Ausiello, e anche per tutto lo IUAD, un traguardo storico in una
competizione così prestigiosa, segno che l’impegno e il lavoro di
questi anni stanno portando la nostra realtà a livelli di eccellenza.


Vediamo brevemente i due progetti raccontati direttamente dai nostri studenti:

Progetto Lavalove – Teresa Caldarelli

“Lavalove nasce a Dicembre 2019, quando la squadra napoletana stava affrontando un periodo di crisi interna che si riversava anche sull’andamento in campo, questa situazione aveva iniziato a far vacillare l’attaccamento dei tifosi.
L’obiettivo che mi sono posta era di creare, attraverso la maglia, un nuovo collante che trasformasse gli insulti di cui la squadra e la popolazione napoletana sono spesso vittime, in orgoglio e forza, rendendo la maglia stessa un simbolo di vanto per battere il razzismo sul campo.
È nata così la prima maglietta racism-free, in filato di roccia vulcanica, ma esplosiva anche nell’aspetto, attraverso la stampa di una colata lavica, che la squadra potrà usare nei match in trasferta per risollevare gli animi degli atleti in campo e dei suoi tifosi.

Le difficoltà sono state molte, a partire dal concepimento dell’idea, e devo ringraziare il professore Alessandro Izzillo, con il suo supporto il mio progetto è nato e cresciuto, mi ha insegnato a non fermarmi alla prima idea, e che bisogna sempre andare oltre ed alzare l’asticella per creare qualcosa di laterale e creativo.
Sabato è stata una giornata strana ma allo stesso tempo memorabile. Non credevo di poter raggiungere questo risultato, che tra tanti lavori il mio si sarebbe distinto. È stato fantastico scoprire che il mio progetto era entrato nelle shortlist degli ADCI awards e anche totalmente inaspettato. La sera poi è stato ancora più bello scoprire di aver vinto il premio di bronzo per la categoria studenti. Ad ora non so descrivere tutte le emozioni del momento: ero felice e allo stesso tempo incredula.
La cosa più strana du tutto è stata la distanza. Ovviamente con me c’era la mia famiglia; eravamo tutti incollati al PC collegati aspettando il momento. Contemporaneamente chattavo con i miei compagni di corso, commentando le premiazioni. Nel momento in cui hanno annunciato la posizione del mio progetto è iniziato il caos. È stato bellissimo condividere il momento, anche se lontani, con i prof e ed i miei colleghi; in quel momento la distanza è sembrata sparire.
Devo ringraziare tanto i miei compagni in quest’avventura; tutto questo è anche merito loro; per il loro supporto nei momenti di difficoltà.
Questo premio e le emozioni provate mi hanno convinta ancora di più che questo è il lavoro che voglio fare nella vita. Per ora voglio concentrarmi sul mio futuro, concludere il percorso di studi iniziato e spingere me e i miei progetti sempre più in alto, senza fermarmi mai e senza pormi limiti.”

Progetto Olimpiadi 2026 – Raffaele Riccardi

“Perché una proposta del genere? La due motivazioni principali che mi hanno portato a scegliere di far diventare i giochi olimpici, un sistema dinamico, sono due: prima di tutto penso che non ci siamo nulla di più dinamico al mondo dello sport, poi le Olimpiadi sono un punto di riferimento per tutta la popolazione mondiale, un punto di ritrovo e d’inneggiamento alla multiculturalità e alla diversità.
C’è anche una terza motivazione, questa del tutto personale. Lo sport è stato un punto di svolta nella mia vita, ha aiutato a migliorare me stesso ed il mio corpo, mi ha aiutato ad integrarmi con le persone, e da quando pratico sport non ne posso più fare a meno, è un mio punto di ritrovo.
Perché scegliere le Olimpiadi Italiane? Potrebbere essere abbastanza scontata come risposta: sono Italiano, e chi non vorrebbe intervenire in un progetto dedicato al proprio paese? Questa non è l’unica motivazione, ho scelto questo progetto per poter dare un punto di vista personale sul territorio.

L’idea del progetto, parte dal territorio e dalla sua storia, torniamo indietro nel tempo, nel XV secolo d.C.

In questo
periodo storico, alcune città italiane erano suddivise in sestieri. I sestieri
rappresentavano una suddivisione della città in 6 parti, e quindi il sestiere era la sesta parte di una città.
Andiamo a dare uno sguardo ai sestieri di Milano e Cortina, le città, che attualmente saranno protagoniste dei Giochi Olimpici invernali del 2026.
Questo progetto, ha rappresentato per me una svolta, sia dal punto di vista del design ma sopratutto dal punto di vista del mettere in gioco le proprie idee.

Il lavoro rappresenta la rottura con la metodologia classica del brand design ed infatti, pone le basi per una metodologia d’approccio alternativa al branding.
Il dynamic branding, sarà presto la nuova frontiera della comunicazione e spero che il mio progetto, possa essere una proposta concreta per la comunicazione delle Olimpiadi del 2026.
È stato un lavoro arduo, e non smentisco che inizialmente ha visto dei fallimenti che però hanno portato al risultato odierno. Ho incontrato varie difficoltà, la più grande riuscire a trovare l’idea su come rendere dinamico il sistema, ma che grazie all’aiuto del prof e relatore Enrico Ausiello sono riuscito a dare vita al progetto.
L’emozione di sapere che il mio progetto era arrivato in shortlist agli ADCI Awards 2020 era forte, ma quando ho visto con i miei occhi che la sera della premiazione ho ricevuto l’argento, sono scoppiato in lacrime per l’emozione indescrivibile che mi ha riempito di gioia e di soddisfazione. Ancora adesso mentre scrivo questo articolo, ripenso a quel Sabato e mi emoziono, è il mio primo passo per un futuro che mi attende.
Sono una persona che ha sete di conoscenza e che desideria migliorare sempre, tra un futuro imminente mi vedo in una grande agenzia di comunicazione e spero che questo si possa realizzare molto in fretta.”


In un mondo sempre più digitale ed oggi anche più wireless che mai, è chiaro che le aziende hanno sempre più bisogno di comunicatori, marketer e storyteller e che il mondo digital sia ormai il terreno più fertile per le aziende per comunicare con il target prescelto.
Ma quali sono le figure più ricercate in ambito marketing & digital nel mercato del lavoro? E di cosa si occupano esattamente?
Proviamo insieme a fare un pò di chiarezza sul mondo del marketing digitale

  • Il Digital Content Manager, o Web Editor, è la persona che si occupa di creare e curare i contenuti originali per un’azienda o un’agenzia.
    E’ in grado di ideare campagne marketing digitali a breve e a lungo termine e monitorarne l’effettività.
  • Il Graphic designer è in grado di unire capacità artistiche e tecnologiche al fine di comunicare idee attraverso le immagini, ed i layout di pagine web oltre alla carta stampata. Può utilizzare diversi elementi di design per ottenere effetti artistici o decorativi. Deve essere in grado di lavorare sia con il testo che con le immagini.
  • Il Social Media Manager è il responsabile dei canali social ed è spesso il responsabile delle community Facebook, Instagram ecc.. In alcuni casi si occupa anche della creazione di campagne pubblicitarie sui social media, dell’analisi della social reputation e anche delle digital PR.
  • Il Community Manager è specializzato nella gestione delle domande e critiche, quindi del social caring e del crisis management all’interno di community online.
  • Il Digital PR è il facilitatore delle relazioni online, colui appunto che si occupa delle People Relations. Ha il compito di individuare le persone, i gruppi e le community migliori da trasformare in ambassador per un brand e da coinvolgere in iniziative particolari come eventi, contest e marketing non-convenzionale.
  • Web Analyst si occupa dell’analisi di tutti gli indici di traffico quantitativo, che riguardano ad esempio un sito web o una piattaforma online. Come, ad esempio, il numero di visite che produce il sito, il tempo che i visitatori trascorrono su di esso, e su quali pagine, le fonti di traffico, fondamentali per capire da quali pagine arrivano gli utenti.
  • Il SEO Specialist è il responsabile dell’ottimizzazione della visibilità online. Il suo obiettivo è quello di trovare le strategie e sinergie con cui una pagina o un intero sito possa essere ben rilevato dall’algoritmo dei motori di ricerca, in modo da aumentare il traffico che riceve e apparire più in alto nei risultati del motore di ricerca.


    Naturalmente la lista non è esaustiva e le figure professionali in ambito digitale nascono e si evolvono ogni giorno, rendendo fondamentale rimanere sempre al passo con i tempi.

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La pandemia da COVID-19, che ci ha colpiti nell’ultimo anno, ha fatto nascere una serie di interrogativi e l’esigenza di trovare nuove soluzioni in diversi ambiti del mondo del design per combattere l’aumento dei contagi.
Anche nel mondo del design di interni e dell’edilizia, pur non essendo del tutto nuovi alla materia, gli esperti stanno adottando l’utilizzo di materiali antibatterici a prova di virus e agenti patogeni.

Vediamo insieme una breve panoramica su materiali antibatterici utilizzabili oggi nell’edilizia

L’edilizia ed i nuovi materiali antibatterici

Vernici e matieriali antibatterici non sono di nuova concezione ma sono disponibili sul mercato già da diversi anni. Il loro utilizzo tuttavia sta prendendo piede con l’esplodere della pandemia.

L’arrivo del COVID-19 ha ribadito l’importanza di un ambiente igienico e sanificato non solo per luoghi ad alto rischio come ospedali e case di cura ma per qualunque ambiente affollato nel quale le persone debbano fermarsi a lungo.

La figura del designer si occuperà quindi non solo di concepire spazi che leggano i bisogni ed i comportamenti degli utenti, come sempre abbiamo insegnato ad i nostri studenti del Corso Triennale di I Livello in Design e Architettura degli Interni, ma a prendere in considerazione anche le necessità sanitarie derivanti dalla pandemia.

Con il graduale rientro alla normalità delle attività lavorative dopo la parentesi smart-working, la sicurezza di fabbriche, uffici e studi professionali diventerà punto di massima importanza: sarà necessario concepire misure di protezione che fino a qualche mese sarebbero state considerate straordinarie.

Nei luoghi in cui trascorriamo la gran parte del nostro tempo: stazioni, hotel, uffici, ristoranti ecc… Andranno applicate le nuove soluzioni concepite oggi: concezioni innovative di industrial design e progettazione di interni; perché il proliferare di virus, batteri e microorganismi è un problema che riguarda la salute di tutti.

Negli ultimi anni, si è posta con forza la problematica della sostenibilità dei materiali, noi abbiamo risposto con il Corso specialistico di II livello in Ecodesign e Bioarchitettura degli Interni. La stessa forma mentis va adesso applicata per la ricerca di materiali non solo sostenibili dal punto di vista ecologico, ma che siano anche in grado di prevenire allergie, infezioni e contagi.

Materiali antibatterici naturali

La prima categoria di materiali antibatterici è quella costituita da tutti quei materiali dotati di capacità antibatteriche naturali. Parliamo soprattutto di rameargentooro zinco, metalli la cui struttura chimica costituisce una barriera naturale contro il proliferare di funghi, virus, germi e batteri.

Il rame e le sue leghe, come ottone bronzo, sono infatti un ottimo esempio di materiali antibatterici naturali in grado di distruggere e non fare proliferare molti dei microrganismi presenti sulla propria superficie attraverso un processo interno puramente chimico.

La scelta del rame come materiale per le superfici domestiche è una soluzione non sempre praticabile, soprattutto a causa delle limitazioni del metallo stesso in termini di resistenza e possibilità di modellazione.

Anche il ricorso alla ramatura zincatura delle superfici ha i suoi problemi, visto che lo strato in metallo è talmente sottile da non poter garantire nel lungo periodo un’adeguata capacità antibatterica: è infatti sufficiente un graffio o un’abrasione per mettere allo scoperto il materiale sottostante, non antibatterico, per vanificare l’utilità igienica dello strato metallico.

Materiali con trattamento antibatterico superficiale

Esistono inoltre materiali utilizzati per rivestire le superfici domestiche che acquisiscono capacità antibatteriche in seguito a processi di alterazione chimica o strutturale. Dopo tali processi il materiale viene rivestito con una apposita pellicola, oppure trattato in superficie con composti chimici particolari – come gli ioni d’argento – che uccidono i batteri, i quali saranno poi facilmente rimossi con le normali operazioni di pulizia.

Principale problema di questi materiali antibatterici, siano essi rivestiti o trattati in superficie, è lo stesso di ramatura e zincatura: la protezione igienica è garantita solo dallo strato superficiale che, in caso di danni o usura prolungata, può venire meno: una volta trovata una falla nello strato superficiale, batteri e germi torneranno a proliferare.


Materiali con antibatterici integrati

Questa categoria comprende tutti quei materiali che hanno acquisito proprietà antibatteriche attraverso l’integrazione completa al loro interno di composti chimici come il biossido di silicio o di titanio e il già citato trattamento con ioni d’argento.

Parliamo quindi di materiali o miscele di materiali eterogenei (plastiche, ceramiche, metalli) trattati in modo tale da mantenere sempre la loro efficacia antibatterica, al contrario di quelli trattati superficialmente, proprio perché gli elementi antibatterici fanno parte del materiale stesso.

Appartengono a questa categoria la maggior parte dei prodotti commerciali utilizzati per il rivestimento delle superfici domestiche come pavimenti, pareti del bagno e piani cucina.

Nuove tecnologie

Assisteremo ad un uso sempre più massiccio di tecnologie contactless e wireless.

Queste permetteranno di evitare il più possibile il contatto fisico con i materiali, particolarmente il metallo sul quale il COVID-19 ha una maggiore possibilità di sopravvivere.

Verranno adottati nuovi criteri nella scelta dei materiali stessi e dei rivestimenti, utilizzando quelli con maggiore capacità di contrasto a virus e batteri.

Insomma, nell’era del Corona Virus , figure quali architetti, interior design e designer di spazi vivibili acquistano una importanza fondamentale, essendo preparati ad affrontare le sfide di un mondo in cui è necessario porre una maggiore attenzione sulla salubrità degli spazi privati e condivisi.

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