le vele della rinascita – progetto degli studenti di design e architettura degli interni IUAD

La Design Week di Milano, quest’anno ha preso il via dal 6 Giugno, con una serie di appuntamenti dedicati al mondo del design e dell’architettura. Per la prima volta, tra i protagonisti dell’appuntamento annuale più importante nel mondo del design, ci sono anche i nostri studenti del terzo anno di Design e Architettura degli Interni

Il progetto prende forma dal principio fondamentale dell’Ecodesign che propone un percorso fluido di rinascita, della natura e dell’industria. L’idea degli studenti , guidati dai docenti Raffaele Catello e Giovanni Maione, è di realizzare un palcoscenico sul quale si presentano una serie di elementi, materie prima o seconde, derivanti da un ciclo di vita già compiuto e trasformati in nuove forme diespressione.

Le quinte del palcoscenico sono Le Vele della Rinascita, tre vele costituite da sottili lamelle di alluminio (alte fino a 3,50 metri) ossidate con polveri di materiale riciclato, distanziate tra loro, quindi visivamente permeabili, per offrire la possibilità di osservare gli oggetti esposti da qualunque posizione, senza nascondere la vista sul Cortile d’Onore.
Ogni vela, poi, è ancorata a una pedana di legno indipendente. Un’installazione che, anche attraverso supporti digitali, offre interessanti spunti di riflessione rispetto al ciclo di vita di un prodotto, di una struttura, di un’idea, per aprirsi a nuovi modi di fare design.

I DOCENTI COINVOLTI NEL PROGETTO:

  • CATELLO RAFFAELE
    Laureato alla facoltà di Architettura all’Università degli Studi di Napoli Federico
    II, ha fondato lo studio Rcstudiodesign a cui poi si è associata Nadia Cuccurullo.
    La passione per il disegno e la sensibilità artistica si esplicano attraverso un’attività
    professionale caratterizzata dalla progettazione di edifici in ambito residenziale
    e commerciale e dalla collaborazione con varie aziende per la realizzazione di
    prodotti di design. Progetta inoltre allestimenti e installazioni per varie mostre.
    È coordinatore del dipartimento di Architettura allo IUAD e titolare della cattedra
    di Architettura e Design.
  • GIOVANNI MAIONE
    Si laurea con lode a Napoli, presso l’Università degli Studi Federico II, e completa
    formazione a Milano, nel 2008, con un master in Visual Merchandising presso lo
    IED. Nel 2005 fonda lo studio CM Architetti, con l’architetto Salvatore Colasanto,
    e da allora si occupa di progettazione di interni e allestimento di spazi espositivi
    in Italia. La sua attività professionale si caratterizza per la forte propensione
    all’architettura di interni, alla progettazione di spazi commerciali e a quelli legati al
    mondo del food. Dal 2010 è docente presso lo IUAD-Accademia della Moda nel
    corso triennale di design e architettura di interni.
    Project assistant: Salvatore Colasanto, Nadia Cuccurullo, Ornella Formati, Vincenzo
    Esposito

GLI STUDENTI COINVOLTI

Studenti del Triennio in design e architettura d’interni: Gennaro Frigenti, Manuel
Di Matteo, Viviana Giordano, Miriam Prete, Carmen Boccia, Chiara Beninato,
Pasquale Perrone, Roberta Silvestro, Federica Esposito D’Onofrio, Martina Chietti,
Serena Caruso, Loris Moffa, Clementina Todesca, Andrea Leone, Sabina Anna
Califano, Rosanna Esposito, Aurelia Graziano, Giada Caiazzo, Fiammetta Lancellotti,
Eleonora Serena, Federica De Simone, Roberta Russo

I PROGETTI DI ECODESIGN

video mostra Regenaration @ Fuorisalone MIlano 2022

Nick Cerioni in Aula Magna presso IUAD Accademia della Moda

Venerdì 20 Maggio, gli studenti del corso triennale in Design della Moda e del corso specialistico in Design dell’ Accessorio, hanno incontrato Nick Cerioni: Stylist e co-founder di SUGARKANE PRODUCTIONS. Un ospite molto atteso,
che si è raccontato con grande generosità ed ironia, rispondendo alle numerose domande degli studenti.
Appena terminato il suo impegno all’ Eurovision di Torino, infatti ci ha raggiunto in sede per parlare anche di questa recente e prestigiosa esperienza. Nick ha curato, nello specifico, i look dei presentatori e di cantanti internazionali, che si sono affidati a lui. Lo stylist ha tenuto conto ovviamente della loro personalità e del messaggio che quest’ultimi volevano lasciare allo spettattore attraverso il proprio stile.

Ha poi ripercorso la sua carriera iniziata con MTV, passando per Xfactor, Sanremo fino a curare lo stile degli artisti durante i tour e videoclip musicali. Ci ha raccontanto del rapporto con i cantanti di cui cura l’immagine; Achille Lauro, Tananai, Orietta Berti, Cremonini, Jovanotti, Laura Pausini e molti altri… Sottolineando che con loro si instaura sempre un rapporto di fiducia e collaborazione. Lo stylist non deve solo curarsi dell’aspetto estetico di un cantante ma soprattutto rispettarne l’immagine e la personalità. L’artista deve riconscersi nelle scelte di stile, a lui spetta sempre l’ultima parola.

Nick Cerioni ospite allo IUAD

Durante il talk, ha anche mostrato ai ragazzi i look dei cantanti che hanno fatto storia negli anni 80 e 90 come quelli di Loredana Bertè, Anna Oxa ma anche Renato Zero. Questi artisti hanno fatto scelte coraggiose, preferendo un’ estetica disturbante e di grande impatto sociale, considerato anche il periodo storico ( es. agli anni di piombo) .

Gli studenti, hanno poi partecipato attivamente, con numerose domande e curiosità sul lavoro dello stylist. Hanno richiesto maggiori informazioni su come intraprendere questo percorso, avanzando proposte e suggerimenti su possibili modifiche o trasformazioni di look dei propri cantanti preferiti.

Nick ha chiarito inoltre, quanto sia importante avere anche una formazione da designer ( non a caso, tra i suoi collaboratori figura anche un nostro ex studente) poichè molte volte, può accadere di occuparsi di dover sistemare un capo o un accessorio in emergenza. Conoscere come sia strutturato tecnicamente un abito o una giacca quindi, è una skill fondamentale.
Ciò che è parso evidente, dal suo intervento, non è solo la grande professionalità e passione per il proprio lavoro, ma anche la sua visione e il suo impegno sociale a favore dell’inclusività e dei diritti di tutti.
Lo stylist ha concluso l’incontro, proprio lasciando un messaggio chiaro ai giovani designer o futuri stylist:

“Non è importante la moda, o le tendenze. Ciò che conta è dare il proprio contributo nel mondo, attraverso l’arte e la bellezza, è questo il nostro lavoro.”

Lo IUAD è da sempre impegnato ad offrire ai suoi studenti, non solo formazione teorico pratica ma anche esperienza. Vanta infatti di un team docente di professionisti, ma è sempre lieta di ospitare, in occasione di seminari e workshop ulteriori esperti del mondo del design, della moda e della comunicazione.
Lunedì 11 Aprile, gli studenti del corso specialistico in Art Direction e Copywriting hanno incontrato Valentina Tramutola, scrittrice per vocazione, copywriter per scelta. Attualmente si occupa di copywriting, UX writing, storytelling, content creating, content editing e content design multipiattaforma. È devota alla religione del racconto. Ha sperimentato ruoli da CCO soprattutto nel settore privato sia in agenzia che come freelance che come risorsa interna. È contributor per GCLE E-Commerce Community e ho collaborato – tra le altre – con la community Google Advanced-Marketers by Dario Vignali e Shopify Italia. Tutt’ora si divide tra il creativo puro e il direct response.
Insieme a Claudio Gionti, docente del corso di pianificazione strategica della comunicazione, hanno dato via ad un workshop incentrato sull’analisi del ruolo dell’Art e del Copy nel marketing strategico dimostrando quanto sia efficace l’utilizzo del racconto o storytelling, perché capace di toccare le giuste leve emozionali portando così il cliente alla conversione. È provato infatti, che nel 95% dei casi, i processi d’acquisto sono irrazionali.

Valentina Tramutola Scrittrice, Copywriter, UX writing, Content Creator

Il ruolo del Copy

Partendo dai sei punti base del copywriting e cioè:

  1. conoscere l’azienda
  2. trovare ciò che la rende unica e come raccontarlo (unique selling proposition )
  3. conoscere il proprio target (stabilire le buyer persona) ascoltando realmente gusti ed esigenze, paure o desideri
  4. identificare e affermare un sistema di valori
  5. scegliere un tone of voice coerente con il target di riferimento ed il brand
  6. scelta dei canali (es. social, affissioni, stampa, blog, sito web ecc)

È facile comprendere, quanto La conoscenza dell’azienda sia fondamentale prima ancora del momento del brief e quanto l’apporto dello strategist, la consultazione ed analisi dei dati, siano necessari al lavoro del creativo.

Lo storytelling e gli schemi narrativi

Oltre ai dati ci sono ovviamente le persone. Siamo fatti di storie, relazioni e di paure. Proprio dal pain, dal dolore, dagli svantaggi, si parte per arrivare alla trasformazione e alla soluzione, ed il racconto è il mezzo più adatto per calmare e risolvere uno stato di sconforto o paura. Ecco che il copy, il contenuto diventa il linguaggio macchina del marketing, perché rivela soluzioni, apre scenari che il destinatario o possibile cliente non immaginava. Per presentare la soluzione è possibile ricorrere 5 schemi narrativi o temi di ispirazione:

  1. Storie di valore che si fondano sul sogno e l’aspirazione
  2. Storie di esplorazione che puntano sulla scoperta e il dinamismo
  3. Storie di cura cioè di redenzione e dedizione alla causa
  4. Storie di potere e quindi di libertà, autonomia, autoconsapevolezza.
  5. Storie di performance e quindi di soluzione al problema presentato

Mindset strategico e creatività

Alla base di ogni storia, qualsiasi sia lo schema narrativo, c’è l’empatia. L’identificazione emotiva con la narrazione accompagna all’acquisto dei prodotti: “la storia di un prodotto diventa la tua storia” vincendo anche la noia. L’abilità del creativo e saper toccare le leve emozionali giuste, scuotendo le persone dal proprio status quo e dalla propria zona di comfort, guidato però dagli input dello strategist.

 Il prof. Gionti ha concluso il workshop, spiegando quanto sia fondamentale per gli Art e i Copy acquisire un mind set strategico, i dati e la risposta del mercato sono dei grandi alleati. Non esistono lavori creativi giusti o sbagliati a priori, è il mercato che decide ciò che funziona, ad esempio con A/B test, che aiutano a comprendere quanto la comunicazione sia davvero efficace , come sta rispondendo il target; ed è per questo che lo studente deve sviluppare sin da subito un approccio strategico alla creatività.

Negli ultimi anni la moda sembra presentarsi sempre più inclusiva. Eppure ci sono ancora molti passi in avanti da fare per garantire alle persone con disabilità, la possibilità di indossare capi funzionali ma di tendenza. Proprio partendo da tale riflessione, la studentessa del corso triennale in Design della Moda, Silvia Barbieri, ha scelto per la sua tesi di occuparsi dello studio sperimentale di una nuova modellistica adattiva per un corpo maschile non deambulante.

In Italia, infatti, non è stato ancora brevettato nessun metodo legato alla modellistica per la produzione di abbigliamento adattivo. Come la stessa studentessa commenta: “È assurdo pensare a quanti ragazzi, in occasioni speciali, devono rinunciare all’eleganza in nome della comodità. Preoccupante è l’assenza di negozi o reparti concentrati solo su questa tipologia di abbigliamento. Basti fare un giro tra i numerosi corsi del nostro Paese o una veloce ricerca sulla piattaforma e-commerce per rendersene conto”

Negli ultimi anni, l’Adaptive Fashion è stata oggetto di interesse solo per poche case di moda italiane. Qualche carrozzina in passerella o qualche scatto in copertina. E poi? Non si va oltre all’esclusività della notizia.
Dunque, l’obiettivo della sua tesi è poter fornire tutte le basi modellistiche necessarie per avviare una produzione di abbigliamento adattivo basic o semielegante che, oltre a facilitare la vestizione e la svestizione, riesca ad avere un’identità inerente alle mode e ai trend del momento.
Prima dell’avvio del lavoro pratico, Silvia ha incontrato e intervistato il suo target di riferimento, registrandone tutte le necessità , difficoltà e richieste, in base a ciò, poi sono state studiate le rispettive soluzioni. Le analisi condotte soddisfano i bisogni richiesti da soggetti paraplegici, tetraplegici e un caso raro affetto da distrofia muscolare di Duchenne.

Dalle sue indagini è emersa anche un’importante domanda di abbigliamento adattivo, che però non trova risposta nel mercato italiano. Un secondo step è stata l’analisi antropometrica che ha permesso il confronto tra un corpo maschile deambulante e un corpo maschile non deambulante. I risultati registrati hanno determinato la nuova vestibilità adattiva.
Dopo un attento apprendimento delle principali basi modellistiche regolari da uomo, sono state stabilite le giuste trasformazioni con le rispettive aperture adattive nascoste. In seguito alle documentazioni delle prove prototipo, è stata confermata la nuova vestibilità, le differenti trasformazioni e le rispettive aperture adattive.


Nasce così “THROUGHmyTOTEM Limited Edition” è una collezione limitata destinata ad un pubblico maschile dai sedici ai trentacinque anni di età. È composta da cinque outfit abbinabili tra loro che, oltre ad avere tutte comodità adattive, risulta inerente ai trend del momento. Inoltre, per sottolineare l’importanza degli smart clothes, è stato introdotto nella collezione l’Electric Heating Pad USB/Power Bank che è un dispositivo di calore regolabile e rimovibile. I risultati raggiunti hanno dimostrano pienamente l’efficacia del progetto.

Per lo shooting della collezione che mira a sensibilizzare sul tema dell’adaptive fashion, Silvia ha scelto l’acqua che permette la libertà di movimento per quasi tutti i corpi, invitando il modello e campione paraolimpico Vincenzo Boni a posare per lei.


Questo progetto di tesi sarà la base per un’evoluzione futura che punterà alla nascita di un’associazione di ricerca per lo sviluppo di abbigliamento adattivo e al rispettivo brand N.O.I (Now Over Impediment)- Adaptive Power by Selva Silvia Barbieri.
La creatività e la competenza di Silvia, con i suo capi modellisticamente complessi, si sono fatti notare anche oltre confine: il 19 Febbraio di quest’anno, è stata contattata dall’ufficio stampa della cantante Vladana Vucinic che, quest’anno, rappresenterà il Montenegro all’Eurovision Song Contest 2022. Per l’occasione, la cantante ha scelto alcuni outfit della collezione “A Shot in the Dark”, presentata alla Fashion Graduate 2020. Altri outfit sono stati indossati da lei al Barcellona Eurovision Party e durante le riprese del video del suo singolo “Breathe” in versione italiana e finlandese.

Gabriele Pardi è un architetto toscano che insieme a Laura Fiaschi, grafica e designer, hanno dato vita a Gumdesign, uno studio di architettura, design di prodotti industriali, grafica e art direction per aziende ed eventi, che vanta tra i clienti importanti brand: Yoox Net-a-Porter, Fiat, Max&Co, Mercedes-Benz, Biennale di Venezia, Triennale di Milano, De Castelli, De Vecchi Milano 1935, Friul Mosaic, Il Casone, Lavazza, Martinelli Luce, Museo Pecci, Napapijri, Nastro Azzurro, Red Bull Italia, San Pellegrino, Swarovski Italia.

Gabriele incontra virtualmente i nostri studenti del corso di Design e Architettura degli Interni per raccontare il progetto indipendente “La casa di pietra” nato nel 2014 da un’intuizione durante una piccola esposizione presso Marmo Mac, la più importante fiera mondiale dedicata all’intera filiera della produzione litica che si svolge ogni anno a Verona. L’esposizione aveva un obiettivo mirato non tanto alla produzione, quanto al coinvolgimento di artigiani ed aziende del territorio, attraverso un percorso di ricerca e sperimentazione legato alla realizzazione di piccoli oggetti per la casa di marmo o di pietra che venivano uniti ad altri materiali presenti solitamente nelle case (vetro, metallo, legno, ecc.) o piccoli elementi di pietra recuperati. La volontà era semplicemente allestire un evento espositivo senza pretese, se non quella di far emergere le sinergie creative e produttive del territorio. In fiera, però, c’è stato un ottimo riscontro da parte dei visitatori che chiedevano di acquistarli e successivamente si è sollevato anche l’interesse dei critici per cui da progetto culturale qual era originariamente è diventato, piano piano, un progetto imprenditoriale passando da 5 o 6 artigiani a 47 artigiani e ben 81 collezioni!

“La casa di pietra” è poi diventata una fabbrica diffusa a livello nazionale coinvolgendo artigiani e imprese provenienti da varie parti di Italia ma anche oltre confine con, ad esempio, la partecipazione di un marmista di Tunisi per la produzione di oggetti tridimensionali realizzati con tessere di mosaico.

Il sito web è stato progettato proprio come un contenitore che conservasse tutte le collezioni, come un catalogo digitale, raccontate attraverso disegni, illustrazioni e didascalie che spiegassero ogni singolo pezzo unendo le tecnologie digitali alle tradizioni territoriali. Il progetto ha anche una connotazione fortemente sociale in quanto ha creato forti connessioni tra la piccola produzione e i designer, quindi tra persone che in effetti non si conoscono ma che partecipano a 4 mani alla realizzazione di un oggetto legando il processo creativo a quello produttivo. I prodotti in catalogo, che uniscono innovatività e tradizione, hanno attirato anche l’attenzione di stylist che spesso li usano per shooting fotografici per cataloghi aziendali nonché di una vasta fetta di clientela estera, apprezzando il design completamente made in Italy.  Questo fa anche capire quanto sia importante la comunicazione del prodotto per un designer, che non deve solo limitarsi a progettare ma deve anche coltivare tutti gli aspetti relazionali legati alla diffusione della creatività: relazioni con la stampa, partecipazione alle fiere, mostre o eventi dedicati, curare il sito web, etc. La casa di pietra ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il Best Communicator Award 2014 per il design e il Premio Donna del Marmo 2019 ricevuto a Marmomac.

Incontro interessantissimo per i nostri studenti che hanno avuto la possibilità di conoscere una storia di successo culturale diventata poi imprenditoriale con un progetto totalmente autogestito e che vede confluire in un unico obiettivo condiviso diversi professionisti (forografi, artigiani, grafici, etc.).

Grazie ancora a Gabriele per il suo intervento!

Dal 22 al 24 Febbraio 2022, a Milano presso Lineapelle, le creazioni di un gruppo di studenti IUAD, del percorso triennale in moda e di quello specialistico in accessori, sono state esposte presso lo stand della Omnipel Technologies leader nella produzione di tessuti e materiali per accessori moda.

Lineapelle è una fiera di riferimento per materiali e componenti moda e comprende oltre mille espositori e un’affluenza di 20.000 visitatori. E’ una vetrina internazionale per chiunque lavori nel mondo della moda ed in particolare degli accessori.

Il progetto, è nato in seguito ad una partnership siglata tra l’istituzione e l’azienda, con la finalità di promuovere la ricerca e il talento di giovani designer, attraverso prototipi di calzature e borse realizzati con i materiali forniti da Omnipel Technologies. Il motto di Omnipel è infatti, «High Tech & High Fashion» ed è una delle aziende “coraggiose” che ha deciso di investire sui giovani scegliendo i nostri studenti, per la loro attitudine alla sperimentazione, allo studio, all’utilizzo sempre innovativo dei materiali oltre che all’attenzione per lo styling, le tendenze, vantando anche conoscenze pratiche/modellistiche.

Durante il percorso di selezione delle proposte creative, gli studenti sono stati seguiti dai propri docenti e supervisionati da Elena Marradi, responsabile ricerca e sviluppo dell’azienda Omnipel Technologies. Il progetto quindi, è stato un prezioso momento di formazione per gli studenti, oltre che una grande occasione per mettere in mostra tutte le competenze acquisite.

I giovani designer hanno realizzato calzature e borse ispirandosi alle tendenze del momento e con un occhio attento al tema dell’ecosostenibilità e delle nuove tecnologie. Un altro concetto è quello legato alla visione contemporanea della donna: autonoma, dinamica ma sempre femminile. Non sono mancate anche le proposte di una moda gender fluid, che non si pone limiti e confini, né spaziali né temporali, tendente al cambiamento e arricchendosi di contaminazioni culturali, puntando alla qualità e all’autenticità.