Dall’abbigliamento come architettura indossabile al design per l’infanzia — un viaggio visionario tra moda, sostenibilità e contaminazioni creative

Innovazione, sperimentazione e una visione del futuro che parte dal presente: sono questi i valori che hanno guidato la partecipazione degli studenti IUAD al Pierre Cardin Young Designers Award, prestigioso concorso internazionale dedicato ai talenti emergenti del fashion design.
Mabrouk, Roberta, Francescopaolo dalla sede di Napoli e Aurora, Gabriele, Irene, Teresa Mello e Jelena dalla sede di Milano, sono stati selezionati dall’azienda tra i migliori studenti di Design della Moda di tutta Europa e invitati a Parigi per un workshop intensivo di due giorni, durante il quale è stato chiesto ai giovani designer di realizzare un look e poi reiventarne un altro per il mondo dell’infanzia, con un focus sull’adattabilità del concept originale.

Per saperne di più abbiamo incontrato Mabrouk, uno dei selezionati, che ci ha raccontato la sua esperienza, che ha definito un vero e proprio viaggio progettuale a 360 gradi, capace di fondere moda, arte, tecnologia e impegno sociale:
Partendo dall’immaginario visionario di Pierre Cardin, celebre per l’uso di forme geometriche, materiali innovativi e una visione futurista, ho dato vita a Neo-Habitat. Una capsule collection che esplora il corpo umano come spazio abitabile e l’abbigliamento come architettura indossabile.
Neo-Habitat è molto più di una collezione: è un manifesto concettuale. Immagina un futuro in cui il vestire non è soltanto funzionale, ma diventa un micro-ecosistema portatile in cui estetica, protezione e sostenibilità si fondono in un unico gesto creativo. Una visione che riflette perfettamente lo spirito del concorso: promuovere un design all’avanguardia che metta al centro la ricerca personale, la sostenibilità e l’inclusività.
Il workshop infatti comprendeva anche la progettazione di accessori e oggetti di design.
Ci hanno fatto lavorare trasformando il look che avevamo proposto in una versione pensata per il mondo bambino. Oltre agli outfit, ci hanno chiesto anche di disegnare oggetti di design ispirati al nostro concept: mobili, lampade e complementi d’arredo.
Un approccio multidisciplinare che ha spinto i partecipanti ad uscire dalla propria zona di comfort, ragionando su target e contesti inediti. Il workshop si è rivelato un laboratorio di idee, dove il confronto con tutor e colleghi ha stimolato una continua evoluzione del progetto.
Era tutto molto pratico e stimolante, con un continuo confronto tra noi e i tutor. Ci hanno spinti a immaginare il nostro progetto in una dimensione più ampia.






Ma oltre alla crescita professionale, ciò che emerge con forza dal racconto è il valore umano dell’esperienza: la scoperta di nuove connessioni, il dialogo tra culture e visioni differenti, la condivisione di idee che si trasformano in energia collettiva.
È stato molto bello conoscere persone provenienti da tutta Europa. Mi ha arricchito tanto vedere approcci così diversi. Ma soprattutto, è stata l’occasione per legare di più anche con alcuni ragazzi dell’Accademia con cui, fino a quel momento, avevo collaborato poco.
In un clima di collaborazione autentica, i partecipanti hanno potuto mettere alla prova non solo le proprie capacità tecniche, ma anche la velocità creativa e la capacità di sintesi — competenze fondamentali in un panorama del design sempre più dinamico e interconnesso.
Ho imparato a vedere il mio progetto in modo più trasversale e ho capito quanto sia importante saper adattare la propria visione a diversi ambiti del design.

L’esperienza al Pierre Cardin Young Designers Award si conferma così un’opportunità formativa unica per gli studenti IUAD: un trampolino di lancio che unisce la forza del pensiero progettuale alla bellezza del confronto, dell’innovazione e della contaminazione tra linguaggi creativi.
Perché oggi più che mai, formare designer significa aiutarli a pensare oltre.