Una nuova sfida e una grande opportunità per i nostri studenti:
Quest’anno gli allievi del Corso Triennale di I livello in Design e Architettura degli Interni si occuperanno del progetto di ristrutturazione de la “Casa del Guardiano” in località “Chianiello”, collocata tra i monti Lattari sul territorio di Angri .
Sorge tra i monti Lattari, su di una radura con una vista fantastica, collocato sul territorio di Angri, in località Chianiello.



Il Rifugio ha una superficie di 100 mq con sedici letti, cucina, camino e servizi. E’ gestito dall’associazione “Gli Amici della Montagna” che lo ha gestito con una conduzione impeccabile che affonda le radici nella passione che l’associazione ha per i monti cittadini e non solo.

I nostri ragazzi, guidati dal professor Francesco Vitiello avranno quindi la possibilità di condurre il restyling del rifugio montano situato nel Parco regionale dei monti Lattari.
La progettazione richiede un sensibile approccio alle tematiche dell’integrazione nel paesaggio e all’eco-sostenibilità, due temi oramai di vitale importanza. Nel ridisegnare il rifugio, gli studenti dovranno pensare ad uno spazio in cui il rapporto uomo/natura viene radicalmente sovvertito proponendo ai fruitori un nuovo modello dell’abitare.

La natura non è sfondo o cornice dell’architettura ne tanto meno uno spazio di cui impadronirsi ma il requisito necessario per vivere ed abitare.

I progetti quindi proporranno soluzioni capaci di integrare gli elementi del paesaggio nell’architettura sia all’esterno che all’interno senza delimitare o tracciare confini tra lo spazio destinato all’uomo e quello destinato alla natura. 

Il design sostenibile (chiamato anche eco design o design ecologico) è la progettazione di un prodotto di un sistema, sociale o economico, nel rispetto dell’ambiente.

L’intento del design sostenibile è quello di “eliminare completamente l’impatto negativo sull’ambiente attraverso un design intelligente e sensibile”. La progettazione sostenibile coinvolge principi quali riduzione, riuso e riciclo, montaggio/smontaggio/autocostruzione, uso di energie pulite e rinnovabili, riduzione delle emissioni nocive, scelta dei materiali, analisi, certificazione e dematerializzazione del prodotto-servizio.

Applicazioni

Dalla progettazione di piccoli oggetti di utilizzo quotidiano alla realizzazioni di aree urbane, il design sostenibile trova applicazioni in numerosi settori: architettura, architettura del paesaggio, design urbano, progettazione urbanistica, ingegneria, grafica, design industriale, architettura degli interni e design della moda.

Sono molte le professioni emergenti nel campo green, diamo una veloce occhiata ad alcuni dei mestieri più in crescita nel campo della difesa ambientale:

Progettisti, installatori e venditori di impianti fotovoltaici

Il settore dell’energia solare è in fortissima espansione. Le lauree nell’ambito dell’ingegneria sembrano essere le più adatte per intraprendere una carriera nella progettazione del fotovoltaico, ma sono molto richiesti anche gli installatori ai quali è richiesto semplicemente una qualifica di elettricista e un corso di formazione. Molto richiesti anche i venditori d’impianti fotovoltaici: per intraprendere questa strada si consiglia inizialmente di affidarsi a una rete in franchising.

Esperto di Bioarchitettura e Biodesign

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Un altro settore in crescita nel campo della Green Economy è senza dubbio quello dell’architettura e dell’edilizia a impatto zero.
Questi “architetti verdi” fondono le loro conoscenze nel campo dell’edilizia a quelle ecologiche e paesagistiche, occupandosi dei progetti delle aree verdi delle città o di vasti giardini.
Ma il fiore all’occhiello della Bioedilizia restano le Case Ecologiche, o case passive, progettate con strategie strutturali finalizzate al risparmio e all’autosufficienza energetica, costruite ovviamente con materiali biocompatibili, prevalentemente in legno lamellare.

Ingegneri e supervisori turbine eoliche

Anche il campo dell’energia eolica offre molte possibilità: il settore infatti è in continua crescita e si stima che nel 2020 quello dell’eolico sarà il campo delle energie rinnovabili con maggiori possibilità.

Eco-chef, eco stilisti e green hair stylist

Uno scatto proveniente dalla collezione ecosostenibile di Gabriella Mangiapia, studentessa IUAD, presentata all’ultimo Fashon Graduate Italia,

Chef che utilizzano solo alimenti biologici, parrucchieri che creano tinte ed impacchi solo su base vegatale senza l’impiego di solfati, stilisti che realizzano tessuti da materiali di scarto: sono queste le ultime frontiere perché ormai l’eco sostenibilità sta toccando anche la moda e la cucina.

IUAD in prima linea per l’ecosostenibilità

I concetti di sostenibilità ambientale, sono piuttosto nuovi tra i professionisti italiani, e dunque la penuria di persone specializzate ne fa un settore perfetto per i neolaureati che intendono inserirsi in questo mondo con successo.

Così come nella moda il discorso dell’ecosostenibilità ha avuto un enorme sviluppo, anche grazie alle campagne di sensibilizzazione di GreenPeace, che hanno contribuito ad una variazione dei metodi di lavoro delle più grandi multinazionali di moda e tessuti; anche il settore dell’edilizia dovrà per forza adeguarsi creando migliaia di nuovi posti di lavoro per accogliere nuovi professionisti.

Proprio per questo abbiamo deciso di offrire Il nuovo corso accademico di II livello in “Ecodesign e Bioarchitettura”, con cui intendiamo formare i professionisti della progettazione sostenibile. Gli studenti saranno in grado di progettare oggetti d’uso con lo scopo di ridurre al minimo l’impatto ambientale dell’intero ciclo di vita del prodotto, dai processi di produzione e dai materiali utilizzati, fino alla durata e alla possibilità di riciclo del prodotto stesso.

Architettura sostenibile

L’architettura sostenibile progetta edifici sostenibili con l’obiettivo di ridurre gli impatti ambientali durante la produzione di componenti per l’edilizia, la costruzione e il ciclo di vita dell’edificio.

Una questione di primaria importanza nell’architettura sostenibile è l’ubicazione, poiché se quest’ultima non dovesse essere appropriata, causerebbe molti danni di inquinamento a causa degli spostamenti che le persone sarebbero costrette a fare.

Un altro aspetto importante è l’aggiornamento della struttura, piuttosto che l’abbattimento. Come nel caso di Abu Dhabi, i cui edifici governativi, commerciali ed istituzionali hanno subito un retrofitting, ovvero un aggiornamento retroattivo allo scopo di soddisfare nuove esigenze, per ridurre il consumo di energia e acqua, anziché la demolizione e ricostruzione di una nuova struttura.

Principi del design sostenibile

Il design sostenibile ha alcuni principi generali:

  • Utilizzo di Materiali sostenibili: materiali riciclati o riciclabili, realizzati secondo processi produttivi che utilizzano energie alternative.
  • Risparmio energetico: utilizzo di processi produttivi o prodotti per ridurre i consumi energetici.
  • Qualità e durabilità: maggiore resistenza all’usura per ridurre i rifiuti prodotti.
  • Design e riciclo: previsione di un secondo utilizzo per l’oggetto prodotto, sia come materiale sia come funzione.
  • Minima diversità dei materiali: diversità dei materiali all’interno dei prodotti multicomponenti ridotta al minimo per promuovere lo smontaggio.
  • Risorse rinnovabili: materiali provenienti da fonti rinnovabili locali o bioregionali gestite in modo sostenibile, con la possibilità di compostarle quando non sono più utili.

Architettura degli interni sostenibile

L’architettura degli interni si occupa di creare un ambiente sano ed estetico; combinando ed estetica in materiali ecocompatibili. L’architettura degli interni ha la capacità di sfruttare il vero potere dell’architettura sostenibile.

La figura dell’architetto degli interni deve considerare aspetti come la scelta di vernici, adesivi e altro durante la fase di produzione. Inoltre, anche prima di iniziare il processo di costruzione deve tenere conto di aspetti che potrebbero danneggiare l’ambiente; per esempio, è necessario l’acquisto di prodotti in aziende locali sostenibili, l’acquisto di materiali riciclati e altro ancora.

Design ecosostenibile e Riciclo

Il riciclo e la sostenibilità sono oggi parte fondamentale del percorso creativo di designer e aziende. Elementi come lampade, decorazioni murali e sgabelli sono spesso realizzati in materiali recuperati.

Accanto a questa ricerca di innovazione, sempre più spesso si dà valore agli oggetti di antiquariato: restaurare un vecchio mobile riduce l’impatto ambientale dell’80% e permette la realizzazione di prodotti originali ed esclusivi.

Inoltre, ogni volta che acquistiamo un elemento di design è importante soffermarsi sulla sua durabilità e sul suo ciclo di vita: non è più il tempo del fast design, ma anzi, abbiamo bisogno di verificare la longevità di ogni oggetto per investire il nostro denaro in modo attento e sostenibile.

Milano, Novembre 2019

IUAD Accademia della Moda ha partecipato al Fashion Graduate Italia, evento dedicato al fashion system organizzato da Piattaforma Sistema Formativo Moda.

L’appuntamento arrivato alla terza edizione organizzato presso il BASE di Via Bergognone 34 con spazi dedicati a ciascun istituto in cui i visitatori hanno avuto la possibilità di relazionarsi direttamente con docenti, coordinatori dei corsi, staff e studenti.

Quattro giorni di sfilate, workshop, incontri e attività che rispondono alle tematiche più attuali del settore, dalla sfida alla sostenibilità come innovazione responsabile, alla valorizzazione dei mestieri alla base del successo del Made in Italy, sino alle strategie e alle nuove forme di comunicazione per confrontarsi su tendenze culturali varie di un settore in rapida evoluzione.

IUAD ha sfilato il 30 ottobre con 10 progetti dei migliori studenti.

Fausto Vicidomini. Collezione uomo. Lo scopo di questo lavoro è quello di combinare la Street-art con il fashion design rimasterizzando il “tufting”, un’antica tecnica cinese utilizzata nella produzione di tappeti. La collezione presenta capi oversize in stile underground, con un design basato sui murales dell’artista di strada polacco “1010”. Le sue opere sono famose per le loro illusioni tridimensionali, create utilizzando colori e sfumature. In questa collezione le illusioni di “1010” sono ricamate sui tessuti usando la tecnica del tufting, che aggiunge volume reale alla concezione bidimensionale originale.

Mafalda Falco e Alessandra Biondillo. Collezione uomo: “ZEROSOL”. Migliaia di anni fa la vita su Marte esisteva e molto probabilmente esisterà in un lontano futuro. Con questa collezione è pensata ad un uomo in cerca di vita su un pianeta diverso dalla Terra con un abbigliamento comodo e pratico adatto alla sopravvivenza di temperature variabili molto frequenti.

Veronica Cascella. Collezione donna. Umanità disumanizzata. L’ossimoro in cui vive la nostra società. Oppresso dal desiderio spasmodico di conformarsi a ciò che lo circonda, l’essere umano è solo, disarmato, fragile. Sguardi assenti, volti che si accumulano, incantati agli schermi dove la realtà incontra la finzione, creando un’unica dimensione che perde la sua autenticità. Identità mutevoli, velate, illeggibili, illuse, ipnotizzate sono quelle che prendono vita attraverso il ricamo contemporaneo in FACE TO FACE.

Gabriella Mangiapia. Collezione donna: “BASIC INSTINCT. Letteralmente “istinto primitivo”, per aver tratto ancora una volta la propria fonte d’ispirazione nella natura. Questa capsule collection fonda le sue radici nel concetto di eco-sostenibilità. Mi sono concentrata su fibre vegetali biologiche al 100%, ortica, bambù, canapa, lino e lana ecologica, la cui gamma riguarderà i colori neutri naturali, con tocchi di tortora e arancio. Il focus del mio progetto deriva dal fascino dell’aspetto morfologico di alcune texture naturali, come funghi, corteccia, anelli di alberi e piante di cactacee.

Dalla ricerca primaria ho trasformato i materiali ordinari in pezzi di maglia e tessuti 3D tradizionali, complessi ed innovativi al tempo stesso.”

Imma Boccia. Collezione: “Not your beauty doll.” Il concetto della collezione parte come provocazione al fashion system, sollevando una critica alla standardizzazione della moda che elimina ogni tratto distintivo e carattere individuale, livellando e spersonalizzando. “Not your beauty doll” non solo denuncia la vanità e la superficialità che caratterizzano la società dei nostri tempi, ma ironizza su dei canoni di bellezza che devono essere superati in nome di una bellezza imperfetta. Le bambole in passerella diventano simbolo della perdita di individualità: siamo tutti dei fantocci, burattini senza anima, nelle mani di un sistema che ci vuole tutti uguali. Gli abiti, con le lavorazioni in lana, diventano emblema della metamorfosi da individuo a zimbello.

Luca Di Fusco. Collezione: “NewKnit”. La collezione “NewKnit” prende ispirazione dal freddo e dal ghiaccio ed ha come scopo quello di proporre un nuovo ideale di maglieria. Parliamo di una maglia rigida, statica, che si presenta attraverso la forma del quadrato e che si contrappone al suo concetto classico di morbidezza e praticità passato. Il tutto è arricchito da rombi di paillettes che illuminano la collezione, incorniciati da torchon di lana dal filato gigante.

Sara Di Marco. Collezione: “Undergrowth’s Atmosphere”. “Nature isn’t just beautiful, even in small doses, it changes the way we feel”. La collezione “Undergrowth’s Atmosphere”, è ispirata allo stato d’animo, alle paure e alle ansie che si provano addentrandosi nel sottobosco e alla ricerca di un’armonia interiore. Con una palette colori che vanno dalle sfumature di grigio, simbolo di paura, si arriva ai colori accesi dei fiori, simbolo di libertà, che cambia il modo in cui ci sentiamo.  non sfila, ma due capi nel nostro static show (2 capi nello lo stand)

Fabrizia Cacace. Collezione: “Mineral Space”. La collezione Mineral Space è ispirata al mondo dei minerali e delle rocce. Ciò è espresso attraverso la scelta di superfici ruvide dalle quali emergono incrostazioni lucenti di vari minerali quali ametista, ematite e cristalli. Questi con precisi accostamenti e composizioni, richiamano la forma dei geodi, punteggiando i capi spigolosi come la crosta terrestre.

Saverio Ventura. Collezione uomo: “V per vendetta”.La collezione è ispirata al film “V per vendetta” e racconta la storia di un mondo dominato dalla tirannia dove il potere del più forte opprime il più debole… ma è ora di ribellarsi … È ora di esporsi di combattere e dire la propria … È la collezione a parlare prendendo le parti di chi non ha la forza per farlo … V è un simbolo, V è uno stile, noi tutti siamo V !!!Questa denuncia viene fatta mediante la parola, mediante il giornale, mediante una sfilata … con l’uso di un tessuto creato per dire la propria … la forza non è l’unico modo per opporsi !!!

Dora Federica Nerone. Collezione: “ALIENATIO”. La capsule collection “ALIENATIO” si ispira ad uno degli stadi massimi di estraneazione da se stessi: la follia. Per questo motivo all’interno della collezione sono riportati vari riferimenti tecnici e stilistici ai manicomi e alle camicie di forza (maniche eccessivamente lunghe, fibbie di metallo, imbottiture, etc.). Caratteristica peculiare della collezione, inoltre, è il susseguirsi di numerose stampe rappresentanti alcune opere dell’artista Carlo Zinelli, maggiore esponente dell’Art Brut italiana e paziente del manicomio.

Nunzia Iovine. Collezione donna: “ Westmoor”. “Liberare la donna significa rifiutare di chiuderla nei rapporti che ha con l’uomo, ma non negare tali rapporti; se essa si pone per sé continuerà ugualmente ad esistere anche per lui: riconoscendosi reciprocamente come soggetto ognuno tuttavia rimarrà per l’altro un altro” (Platone). Lo studio della femminilità nel tempo e in uno spazio corrispondente alla terra che, in tempi odierni, si reputa esempio di modernità, dove sognare è lecito e dove la libertà di pensiero è sempre un passo avanti: Il Nuovo Mondo. Un continente che oggi è caratterizzato da un incrocio di innumerevoli di etnie ma che in principio era l’Eden degli Indios, i nativi americani. La stessa terra madre di tempi diversi e culture diverse che si fondono da vita alla collezione “Westmoor Collection”. La collezione come un quadro di Dalì, scompone elementi di due stili, Western e Amish, e li fonde in un nuovo concetto di stile. L’idea è quella di voler mostrare la donna da una prospettiva differente. Considerarle come individuo singolo non ancorato a nessun uomo o altro soggetto terreno. Figure femminili così caratteristiche ed estreme, nella loro particolare condizione di vita, risultino tanto affascinanti nell’immaginario collettivo, apparendo nel loro rigore, estremamente moderne tanto da ispirare la “Westmoor collection”. “La donna libera di scegliere “, qualunque sia la sua posizione sociale, il suo ruolo, la collezione vuole vedere una donna affrancata da ogni restrizione. L’artigianato è la chiave per dare agli oggetti un fascino accattivante. Le lavorazioni infatti, divengono il fulcro dell’intero excursus temporale, il filo conduttore che tesse le sue radici del passato, ma che continua a vivere nel presente. Le indios erano infatti dedite ai ricami su i vari tipi di pellame; inoltre anche la stessa cultura Amish tra le mansioni femminili, include ricami bucolici, come quelli riportarti nella collezione. Un’altra tecnica presente nella collezione è l’intreccio, una delle arti più antiche della terra, nel quale si sono distinte ancora una volta le donne indiane, che di questa tecnica ne hanno fatto una vera e propria arte. L’abito diviene espressione dell’io delle due figure: una femminilità volta al selvaggio, alla versatilità che si scontra con l’altra casta e pura, semplice e pulita. Il risultato che ne consegue è una capsule collection che cavalca gli stili nel tempo per giungere come la donna da una libertà di spirito e decisionale che rompe gli schemi, e dal rigore sfocia ad una sensualità nascosta e travolgente. I movimenti sinuosi si intrecciano ai tagli decisi, come le debolezze alla caparbietà respirando l’essere fiero di una donna emergente.

Non una semplice sfilata, ma un vero show off che ha offerto un’esperienza a 360° sulla formazione accademica, vivendo il respiro didattico che solo l’eccellenza dell’Accademia della Moda riesce a dare, motivando così la scelta di una formazione superiore a chi vuole avvicinarsi al settore moda.

Qui puoi trovare l’album completo con tutte le foto della sfilata e le collezioni complete di tutti i ragazzi.

Durante la recente Milan Fashion Week si è tenuto il contest Mad Mood che ha visto trionfare un’allieva dell’Accademia con la sua collezione “Psicosoma”. Si tratta di Dalila Recchia, che ha da poco terminato la triennale in Design della Moda.

Un’ avanguardia minimalista che si rifà alla Couture del passato, con sperimentazioni tessili ideate e progettate dalla stilista modellando la pelle, ricreando le forme del corpo con un effetto ottico.

Bolle e tessuti 3D creati su tessuti fluidi che la stilista ridisegna e modella rendendoli rigidi, bustini ortopedici rivisitati in termini di design, riprendendo le forme vittoriane per far si che “la moda sia un sostengno per il corpo e un mezzo di espressione interiore e non una costrizione con un solo fine estetico”.

Marianna Porcaro, incaricata generale presso Zara, descrive cosí la la collezione Psicosoma di Dalila:

“Rappresenta una moda che ritorna all’essenziale. Quella senza maschere. Quella senza eccessi che altro non sono che il desiderio di farsi notare. Quella della gente che ride, che sente, che attraverso il corpo esprime la pelle. La moda che diventa parola scritta su forme irregolari, perfette. L’ abito diventa il corpo e il corpo diventa l’ abito. L’ esterno come riflesso dell’ interno. Dalila Recchia, rappresenta la moda di chi ama questo mondo a prescindere. E attraverso di lei racconta pezzi di se. Perché è per questo che esistono i vestiti. Per dare voce a tutte le nostre anime. Raccontare e raccontarsi. Farlo anche restando in silenzio. Esprimersi – comunicare.

Dalila Recchia ridisegna il concetto di bellezza, adattandolo al nostro tempo, rendendolo movimento puro come Miuccia Prada insegna. Lei che ha stravolto la comune concezione di armonia, confezionandone una più consona all’ imperfezione del nostro essere. Sporcandolo con un qualcosa solo di apparentemente stonato – fuori luogo e fuori tempo – per renderlo più umano perché ciò siamo. Umani. Da qui il nome della sua collezione Psicosoma, mettendo in relazione la mente e il corpo nella loro influenza reciproca mettendo a nudo la donna pur vestendola. Parla di se Dalila Recchia denuda la sua anima e lo fa coprendo lembi di pelle con lembi di stoffa. Sublima il sacro regalando l’umana immortalità. Personalità, non mode sembra dirci. Ridisegna. Modella. Adatta. Proprio come si fa quando si racconta una storia. Con la devota cura che dovrebbe caratterizzare la scelta delle parole. Dei gesti o dei silenzi. ”

INTERVISTA

Avresti mai immaginato di vincere il premio come miglior designer al contest Mad Mood durante la fashion week milanese?

Partecipare al contest è stata per me una tappa molto attesa, perchè significava svelare a tutti il mio piccolo grande segreto che custodivo da tempo. Ho vissuto questi mesi di progettazione della collezione pensando solo al voler esprimere me stessa in ogni mia sfaccettatura, mostrare la mia anima senza mascherarla aggiungendo giorno per giorno un nuovo dettaglio. Arrivare alla Milan Fashion Week è stato come un salto nel vuoto poichè ha rappresentato il momento in cui le mie creazioni si sarebbero mostrate al pubblico. Ero ansiosa di conoscerne il giudizio, tra me e me pensavo “Chissá cosa penseranno”, “ma é un abito o un corpo?” , sapevo che avrei suscitato molta curiositá da parte del pubblico, sopratutto per gli abiti scultura realizzati mediante la manipolazione del tessuto ma mai avrei immaginato di vincere il contest con il premio come miglior Designer Mad Mood Milan Fashion Week 2019 mediante il Presidente Onorario della Camera della Moda, Cavalier Mario Boselli. E’ stato un onore e una sorpresa incredibile che mi ha spinto a credere che in qualche modo io sia riuscita ad arrivare e a trasmettere la mia concezione di moda, attraverso le mie creazioni.

– Parlaci della collezione che ti ha permesso di vincere questo premio

Psicosoma Collection é un invito al riconnetterci con la vita e con il tempo, al mostrarci per come siamo senza mascherarci, mettendo a nudo la nostra anima attraverso i pensieri della nostra mente, tutto ció mediante il linguaggio del corpo. Psicosoma esplora le relazioni tra la mente e il corpo nella loro influenza reciproca, difatti questa collezione nasce dalla necessitá di evidenziare come il nostro corpo inconsciamente parla di noi e di cio’ che siamo. Rappresenta anche una critica all’ odierna concezione di moda, un effimero fine estetico atto a mascherare, a coprire e a modificare il nostro essere pur di avere la pubblica approvazione. Per me la moda rappresenta un mezzo di espressione individuale, che agevoli il corpo senza costringerlo o manipolarlo, che lo rappresenti nelle sue imperfezioni fancendo di esse le caratteristiche vincenti.

“Vestiamoci della nostra pelle, svestiamoci dalle maschere, mettiamo in risalto i nostri difetti, esploriamo la nostra mente, curiamo l’interno per fare in modo che l’esterno sia solo un riflesso. Mostriamoci per come siamo” afferma la stilista Dalila Recchia per spiegare la sua collezione proseguendo con un invito ad una nuova concezione di moda ” Non soffermatevi mai sull’ apparenza, cercate di coglierne l’ essenza. Non pensate mai ad un vestito, ad un’ opera o ad una creazione come qualcosa di bello o di brutto, pensate piuttosto al motivo per il quale è stata fatta, cosa ha voluto comunicare e trasmettere. Non pensate all’ esterno, cercate di capire cosa c’é all’ interno. Vestitevi per trasmettere e non per apparire, non modificatevi per gli altri ma mostratevi come voi stessi. Vestitevi dei vostri dettagli, delle vostre Imperfezioni, della vostra pelle e del vostro corpo e vedrete come l’ esterno sarà semplicemente il riflesso dell’ interno. Io sono un corpo e il corpo è il mio vestito più bello.”

Come e cosa ti ha spinto verso la moda e ti ha fatto desiderare di diventare una designer?

Sono nata in un mondo fatto di stoffe, sono cresciuta giocando a vestire i manichini aggiungendoci qua e la’ fiori, avanzi di tulle, pizzi e merletti e tutto questo lo devo a mia madre. Sono una figlia d’ arte, mia madre, Carmen Clemente, é una stilista di Abiti da Sposa e tutto quello che sono oggi lo devo a Lei e alla mia famiglia che mi ha sempre lasciato fare e disfare supportandomi ad ogni mio passo. Io ho sempre nutrito un profondo interesse per la filosofia e la biologia, ma al momento della mia scelta di vita non riuscivo ad immaginarmi in nessun mondo che non comprendesse vestiti, stoffe, colori e manichini. Cosi ho proseguito la mia passione per la moda dando vita a progetti che hanno un’ influenza filosofica e esplorano I miei interessi in chiave artistica.

  • Quanto ha contato la tua formazione in Accademia, quale è la cosa più importante che hai appreso?

L’ Accademia é stata fondamentale per la mia formazione, professionale e personale. E’ stato un onore per me esser stata seguita e guidata da professori molto qualificati, che mi hanno supportata in questo percorso formativo, accrescendo ogni giorno il mio bagaglio culturale, mettendomi sempre alla prova e aiutandomi nel trovare la mia forma di espressione personale. Nello specific ringrazio la prof. Anna Simonetti, la quale ha insegnato che per poter essere fuori dagli schemi, devi prima conoscerne esattamente le regole, per poi modificarle e manipolarle secondo la tua visione personale. La prof. Anna Spoti che mi ha spinto a credere nei miei progetti, trasmettendomi la passione di un lungo percorso creativo ma anche la meraviglia nel vederlo realizzato, attraverso nuove tecniche, nuove texture e nuove forme. Ringrazio la prof. Rossella Catapano, che mi ha trasmesso tanto della sua esperienza. Infine vorrei ringraziare in particular modo Pina Auricchio e a Pasquale Esposito, presenti alla premiazione, per aver rappresentato in quest’ occasione una parte importante di quell a che per me é stata casa per quattro anni: l’ Accademia I.U.A.D. Grazie per supportarci sempre, facendoci superare ogni nostro limite, mettendoci a disposizione tutte le vostre competenze. Ne sono sempre grata.

Quali sono i progetti futuri? Stai realizzando una nuova collezione? Parteciperai ad altri contest?

In questo momento sono a Londra, in cui ho avuto un piacevole incontro presso un’ Accademia con la quale stiamo progettando meeting e conferenze, resteró qui per circa un mese e successivamente vedremo. Si, sto progettando una nuova collezione, la mia mente é in continuo fermento , ma al momento é tutto solo uno scarabocchio sullo sketchbook e pian piano prenderá vita anche lui.

-Senti che stai realmente realizzando il tuo sogno?

In questo momento sento di star vivendo un sogno e ho davvero paura di dovermi svegliare. Ma assolutamente si, ho ancora molti progetti da realizzare, molti sogni da inseguire.

“Inclusion”,ovvero, Inclusione tra arte e moda.

Questo il titolo della mostra, promossa dall’ Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, di cui sono protagoniste le idee in movimento degli studenti dell’Accademia della Moda IUAD di Napoli, che appunto ispirati dalla poetica di Daniel Lismore, colui che ha reso la propria vita un’opera d’arte.

Il progetto espositivo di Daniel Lismore, curato da Nunzia Garoffolo, si sviluppa in un percorso in cui si intrecciano e dialogano i lavori degli studenti dell’Accademia e quelli dell’artista inglese per la prima volta in Italia con una sua Personale.

Un lavoro ma anche un progetto di vita quello di Lismore, che si può riassumere nel monito “Be yourself,everyone else is already taken”, imperativo categorico che invita ad essere sé stessi, celebra l’individuo, la libertà di essere, pensare e vivere, tracciando in modo autonomo e consapevole il proprio cammino di vita.
Un avvincente percorso espositivo, enfatizzato da installazioni olfattive impreziosite da fragranze create dall’ artista stesso, di cui sono assoluti protagonisti i suoi autoritratti, concepiti come vere e proprie sculture tridimensionali a dimensione reale, concretizzazione della Gesamkunstwerk wagneriana, ossia l’opera d’ arte totale in cui più canali di comunicazione dialogano tra di loro.

Ad accompagnare l’iter, composizioni musicali realizzate appositamente per l’artista da Einar Orn celebre musicista islandese. Le sculture e i suoi teatrali assemblaggi vestimentari che le adornano, unendo pezzi di alta moda, vintage e preziose stoffe, tracciano una visionaria antropologia che parla del sé, dell’inconscio, di identità, sollecitando e incoraggiando la riflessione sull’ individuo, inteso come singolo, e al tempo stesso sull’umanità nella sua vitale e colorata multiformità. Una dialettica, questa, frutto di una ricerca personale e di esperienze di vita dell’artista, che si avvale di “tra-vestimenti” -ovvero l’andare oltre il vestirsi -quale metafora e monito dell’agire, ossia spingersi oltre l’elemento materico del sé e della vita stessa per cogliere l’immateriale, i valori dell’umanità nella sua pienezza, vanificando la dicotomia tra realtà e apparenza.

Due intere sale sono state dedicate alle opere degli studenti di Fashion Design dello IUAD. Gli studenti hanno potuto così esporre i propri lavori fianco a fianco con l’eclettico artista britannico da cui nasce il titolo della mostra “Inclusion”.
E’ stata finora pressochè nazionale la copertura dei media sull’evento con continui servizi sulle principali testate settimanali e quotidiani e servizi in onda sui TG nazionali, un evento che ha saputo dare visibilità e lustro sia agli studenti dello IUAD che alla città stessa di Napoli.

Un invito a guardarsi dentro dunque, a far emergere l’inconscio,spesso celato da maschere o veli che funzionalmente, o talora inconsapevolmente, avvolgono il nostro sé, ricomponendo il dualismo umano e abbracciando sé stessi e la vita con coraggio, allegria e verticalità. Perché la consapevolezza per Lismore, diventa cultura, arricchimento e apertura di sé all’altro. In una parola, che ci riporta al titolo di questa mostra, INCLUSIONE.

Il 31 maggio si è tenuto nell’aula magna dell’Accademia, nella sede di Corso Lucci, un interessante workshop dedicato ai nostri studenti di Comunicazione e Grafica, tenuto da Paolo Celotto, Digital Consultant per PWC, una delle “big four” società di consulenza aziendale internazionale.

Celotto ha cercato di trasmettere agli studenti l’assunto che dietro ogni business c’è una fondamentale fase creativa da parte di digital strategist, grafici, creative director, operativi marketing ecc. Ha quindi riassunto in una serie di concetti il processo che c’è dietro le scelte operative in ambito digital.

Per cominciare ha fornito agli studenti una infarinatura delle nozioni base come il KPI, il Conversion Rate, Funnel e Testing, utilizzando il case study di Amazon in particolare per lo studio dei funnel (letteralmente: imbuto). Esempio principe l’aggiunta dell’acquisto con un solo click su Amazon, in modo tale da facilitare l’utente evitandogli di effettuare troppi passaggi tra la navigazione sul sito e l’acquisto effettivo.

Un altro aspetto da considerare sempre è la web analitics che comprende tutto ciò che consente di tracciare i dati degli utenti, per esempio attraverso i motori di ricerca, per analizzare i comportamenti e gli interessi di chi naviga in rete. Per questo, per chi si occupa di digital strategy, è indispensabile monitorare, ad esempio, i Google trends e le tendenze di ricerca worldwide.

L’obiettivo finale di qualunque strategia digital è quella di ottimizzare il più possibile un prodotto. Molto importante in quest’ottica è il concetto di “usabilità”, che ci dice quanto un prodotto o servizio è semplice da usare ed è un indicatore che impatta molto sui costi di budget, come afferma Jakob Nielsen, un noto informatico danese: “L’usabilità è un indicatore che ci dice quanto un prodotto o servizio è semplice da usare. Se l’utente non riesce o non vuole usare una data funzionalità, quella funzionalità potrebbe tranquillamente non esserci”. Come a dire, la soluzione più semplice è a volte anche quella più efficace.

Infine, Celotto si sofferma sul CRO (Conversation Rate Optimization) e sull’A/B Testing: il CRO è un sistema per aumentare la percentuale di visitatori di un sito Web che si convertono in clienti o, più in generale, intraprendere qualsiasi azione desiderata su una pagina web, il tutto utilizzando una serie di step e strumenti: dall’analisi e ricerca, alle ipotesi (pianificando e creando variabili), alla definizione dei test da effettuare, all’ottimizzazione. L’A/B Testing è un test di verifica di ipotesi di due campioni, utilizzato nel campo della statistica.

Per comprendere meglio il concetto, vengono sottoposti agli studenti alcuni test utilizzati nei Lab Usability Testing, i laboratori adibiti a testare l’usabilità sugli utenti. Tra i più interessanti, una simulazione di “eyetracking dal link https://feng-gui.com/ che consente di capire dove si focalizza l’attenzione di un utente di fronte a un monitor potendo quindi intervenire laddove si desidera maggior o minore attenzione su di un sito web oppure anche in altri casi come nelle fotografie.