Il Museo Diocesano di Salerno ha aperto per la prima volta le porte ai nostri studenti del corso triennale in Design e Architettura degli Interni nell’ambito del “Salerno Do Design”, due giornate formative (11 e 12 novembre) organizzate dal Gruppo Design, Tessile, Sistema Casa di Confindustria Salerno, con il sostegno della CCIAA di Salerno. L’iniziativa nasce per riflettere sul continuo divenire del design, sul valore che ha nel ridisegno della società, degli spazi domestici e pubblici, sul sempre più articolato rapporto con le nuove tecnologie, i nuovi materiali, l’innovazione. Il design indagato, quindi, nelle sue molteplici, intelligenti dimensioni, non da ultima la capacità di creare relazioni e conoscenza. Per questa edizione luce puntata in particolare su quattro ambiti: design del lusso, designability, design circolare e design delle arti.
A margine dell’incontro formativo, dedicato ad architetti professionisti ed esperti del settore, i nostri studenti hanno avuto l’opportunità di esporre 10 pezzi di design nella Cappella Santa Caterina con la mostra “Il design, l’arte dell’imperfezione”, curata dagli architetti Salvatore Colasanto, Giovanni Maione e Vincenzo Esposito, già docenti IUAD. I ragazzi sono stati impegnati in maniera serrata nei giorni precedenti alla mostra per l’allestimento delle due sale dedicate, compresa quella che ha visto protagonisti i prototipi delle aziende facenti parte del Sistema Casa della Confindustria di Salerno, affidatisi per l’occasione alla creatività e alle competenze dei nostri studenti. Il concept dell’idea creativa della mostra prende spunto in maniera provocatoria da una massima del designer Bruno Munari “L’uovo ha una forma perfetta benchè sia fatta con il culo”: l’uovo è stato sempre uovo, l’ellisse è stata sempre ellisse, nessuno ha mai messo in dubbio la perfezione di queste forme. Eppure il design perfetto per tutti e per tutto in fondo non esiste. I nostri studenti hanno esposto dei prototipi, alcuni progettati e realizzati per l’occasione, altri per la partecipazione ad alcuni concorsi di design, per cui l’intento è quello di trasmettere il concetto che un progetto può sempre essere perfezionato e trovare la sua giusta collocazione nello spazio e nel tempo.
L’inizio dell’estate è stato ricco di successi per gli studenti dello IUAD. La pandemia non ha fermato la voglia di continuare a mettersi in gioco con impegno e dedizione, riuscendo a raggiungere importanti traguardi a livello nazionale ed internazionale. Oltre allo studio intenso e continuo, c’è chi ha scelto di partecipare a concorsi dedicati a giovani designer per mettere in pratica le competenze acquisite e soprattutto arricchire il proprio portfolio. Mai sottovalutare infatti l’importanza di gareggiare per un concorso.
Partiamo da Raffaella Petraccaro, laureanda del corso triennale di Design della Moda, ha vinto il premio Innovation Artefact by Crisden per la sezione Product Design con la sua collezione di accessori “Homo Homini Lupus Est”, in occasione della Graduate Fashion Week di Londra. Raffaella ci racconta così la sua collezione: “La mia capsule di accessori “homo homini lupus” nasce dall’idea di fondere le caratteristiche di un accessorio dallo stile classico con quelle di uno dallo stile più “utility”. Ho preso come uomo di riferimento un uomo potente e assetato di potere; spietato in un contesto sociale e lavorativo. Infatti troviamo richiami a borse ventiquattrore e badge in plexiglass da impiegato. Scarpe e borse sono state realizzate interamente a mano in laboratori artigianali italiani, in vera pelle e pelliccia. L’elemento che contraddistingue le scarpe della collezione sono le suole, poiché composte da due blocchi in micro puntellata, con forma squadrata poco frequente nell’estetica di una sneakers. Per il secondo modello di calzatura, il sandalo, ho realizzato una tomaia di tipo Chanel, utilizzata generalmente per la donna, caratterizzata da pelle cocco con applicazioni di piercing in metallo.”
Quest’anno per la prima volta in assoluto i nostri studenti del biennio specialistico in Design dell’Accessorio hanno avuto modo di partecipare ad Intreccincantiere, un concorso annuale promosso dall’azienda Manifatturiera di Domodossola, un’eccellenza del Made in Italy nella produzione manifatturiera di tessuti e filati intrecciati che ha fornito gratuitamente i tessuti per lavorare ai prototipi di calzature e pelletteria. Il premio della categoria pelletteria è andato a Giovanni Matola, che ha realizzato una borsa in rafia con fantasia animalier spaziosa e funzionale, adatta ad un target di donna molto flessibile. Il prototipo verrà industrializzato in house ed entrerà a far parte della collezione Athison, il brand di pelletteria dell’azienda, e verrà aggiunto ai prodotti presenti sul sito e-commerce Mirta.com ottenendo una grande visibilità.
A Salerno il 23 e 24 giugno si è svolta la quinta edizione degli IFTA Italian Fashion Talent awards 2021 il contest organizzato da Ifta-Independent fashion talent association volto a promuovere il genio artistico di designer emergenti. Sono stati premiati 3 studenti IUAD, tra cui la vincitrice assoluta Serena Visconti con una collezione menswear fatta di capi trasformabili e multifunzionali. La sua collezione “Light intersection” si fonda sul principio logico del rasoio di Occam, che per la risoluzione dei problemi, a parità di risultati, indicava di scegliere la via più semplice. Portando questo concetto nella vita pratica scegliamo di radere tutto il superfluo, semplificare. A ciò vengono incontro la multifunzionalità e la trasformabilità dei capi come il doppio trench che diventa mantella, la camicia in cotone organico dalla linea essenziale e l’anorak nei colori a contrasto su cui campeggia la scritta anti –consumo: ”All you really need is less”. Con il riconoscimento ricevuto, Serena Visconti avrà la possibilità di produrre la capsule collection presentata in finale, un tutorial per la creazione del proprio marchio, un buono di 5.000 euro messo a disposizione da McDonald’s – Salerno per l’acquisto di materie prime “Made in Italy” e la chance di sfilare nell’edizione 2022 di IFTAwards. Ad Annalisa Palmisano è andato il Premio “Showroom” per una linea di capi creata con i vecchi corredi di famiglia, una collezione che dalla stagione primavera-estate 2022 sarà distribuita da “Livia Gregoretti Showroom” di Milano, mentre il Premio della critica è andato a Francesca Cuozzo per l’utilizzo di materiali ecocompatibili e la tecnica di confezionamento. La sua capsule “Parietal Eye” è infatti espressione di bellezza selvaggia che si ispira al mondo dei rettili combinata alla sua visione etica della moda. Già da tempo prestigiosi atelier hanno detto addio all’uso di pelli e pellicce per le loro collezioni, mentre l’industria del fashion sperimenta fibre e tecniche per non farcele rimpiangere.
Johan Ramirez ha vinto un premio durante lo ????? ??????? ?????? contest, il concorso di idee dedicato a designer, progettisti e architetti under 40 promosso da 20 aziende del comparto Design, Tessile e dal Sistema casa di Confindustria Salerno.
Aris è un progetto iniziato da un viaggio, nel quale la natura è la principale attrazione. Partendo da questo concetto è nata l’idea di un progetto ispirato ad un fiore, trasformando il tutto in un gioco per bambini, sviluppandosi fino alla crescita dello stesso.
Aris è diviso in 3 parti: Aris Draws, Aris Learns e Aris Logic.
? Aris Draws, comprende un parte a forma di piccolo petalo nella quale vi si trovano piccoli solchi per i pastelli. Una seconda parte è creata per appoggiare i fogli in modo che non si pieghino e né si macchino. Infine il petalo più grande serve da appoggio per disegnare ed introdurre gli altri due pezzi.
? Aris Learns, disegnato a forma di scatola e contenente diverse illustrazioni che aiutano il bambino ad imparare i colori, le forme e ad associare immagini simili come forme geometriche, animali od oggetti.
?Aris Logic, composto da tre puzzle con due disegni a scelta. Giocando con i puzzle i bambini stimolano la motricità, migliorano la coordinazione occhio-mano ed esercitano la concentrazione e la pazienza. In seguito alla crescita del bambino, dietro all’ultimo pezzo di puzzle, vi è un panello di sughero utilizzabile per attaccare foto, note ecc.
La forma prende ispirazione da un fiore chiamato Moraea Aristata: è una bell’esemplare di pavone di fine inverno e primavera, con fiori bianchi ed occhi azzurri iridescenti che variano da un azzuro chiaro ad uno profondo. L’idea della forma di questo progetto, parte dall’idea di voler prendere in considerazione un elemento naturale come fonte di ispirazione per trasformarlo. Il materiale utilizzato per questo design è il plexiglas, considerato in diversi colori. Il prodotto può essere venduto con tutti e tre i pezzi insieme, per lo sviluppo completo del bambino. Ogni pezzo è leggero e sottile, con uno spessore massimo di 3,3cm. Si può realizzare scegliendo una palette fissa di colori o realizzare l’oggetti per incarico di personalizzazione.
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Il tema della ecosostenibilità è molto sentito, all’interno della IUAD Accademia della Moda, non è un caso che gli studenti di moda e design si stiano muovendo in questo senso, conducendo nuove ricerche e soluzioni combinando un design bello e funzionale che preveda l’utilizzo di materiali non inquinanti.
Tra i vari progetti di ecodesign, abbiamo selezionato quello della studentessa del corso triennale in Design e Architettura degli Interni: Maria Grazia Iannibelli, 24 anni nata a Maratea (Pz ). Maria Grazia racconta che frequentare il corso di design presso lo IUAD le ha permesso di apprendere metodologie e competenze che le permettono di effettuare scelte progettuali più consapevoli.
Il suo progetto ha preso vita, un anno fa in pieno lockdown, quando il docente di Eco Design, l’Arch. Giovanni Maione, ha proposto agli studenti, dato il periodo di pandemia, di immaginare delle soluzioni per portare nelle abitazioni, la natura, elemento che mancava a tutti noi.
Attraverso un’attenta ricerca ha scoperto il mondo della ceramica che ha scelto poi per la sua tesi di laurea;
“Nel mioprogetto di tesi, lo scopo è quello di combinare il tema della creatività con quello dell’innovazione nell’ambito dell’ecodesign e nel settore della ceramica”. I manufatti così realizzati, sono caratterizzati da un concept ispirato alla natura e dall‘essenza della materia prima, per progettare quindi, oggetti in completa armonia con la natura e con l’ambiente, imprimendo sul materiale appena steso elementi imprescindibili degli alberi. La collezione in grès refrattario è composta da quattro set, caratterizzati da una particolare attenzione al legame tra prodotto, sensorialità e territorio di produzione.
Infatti, questo tema è per me molto caro in quanto, si tratta di un progetto radicato nel territorio, nei suoi colori, nella fonte d’ispirazione e nei suoi materiali.
Secondo Maria Grazia Il primo vero punto di forza del progetto è la capacità del disegno e dell’oggetto di fondersi creando effetti materici e di chiaroscuro, trasmettendo emozioni sensoriali toccando o semplicemente osservando l’oggetto che ci riporta inevitabilmente a pensare alla natura. Molti decori infatti, seguono la sinuosità degli anelli annuali dell’albero, dei rami, delle foglie, fiori e frutto. Un attento studio di forme e cromie ed una lavorazione completamente artigianale garantiscono un’altissima qualità e unicità del prodotto finito. Secondo punto di forza, non meno importante, è l’unicità, l’imperfezione in quanto nessun prodotto artigianale – a differenza di uno industriale – può essere identico a un altro ed è proprio la lavorazione artigianale della ceramica che lo rende prezioso e irripetibile.
La prima parte del suo progetto si concentra in particolare sulla lettura della nascita e della produzione della ceramica a partire dalla preistoria, fino a citare i più importanti centri di ceramica delle botteghe italiane. Successivamente, ha studiato la tecnologia delle ceramiche artigianali, partendo dallo studio dei tipi di ceramica fino ad arrivare al processo di lavorazione, che comprende 5 fasi necessarie per la realizzazione dei manufatti. Nella lavorazione è importante considerare degli aspetti che hanno delle ricadute sull’ambiente: energia, rifiniture apiombiche e smaltimento. Definita la ricerca teorica e gli schizzi che sintetizzano l’idea del manufatto, inizia la fase di realizzazione che vuole stimolare le percezioni emozionali, attraverso la vista e il tatto, portando la natura e il design a tavola. La tecnica per la stampa dei motivi ornamentali, che completa questa ricerca stilistica, prevede l’utilizzo di calchi in gesso, al fine di imprimere venature sul materiale appena steso. Infatti i prodotti realizzati devono saper attivare i nostri sensi, farcendoci emozionare e rendendoci felici di avere una relazione e un coinvolgimento sensoriale/emotivo con il manufatto.
La collezione si compone di quattro linee con una serie di articoli per la tavola e ogni linea ha un nome che la identifica in maniera univoca. Sono nomi molto evocativi e rispecchiano il concept, attraverso la ricerca etimologica del nome dell’albero: Quercŭs Collection – Ceresium Collection – Castanĕa Collection – Olīvum Collection.
Quando le abbiamo chiesto cosa si aspetta nel suo prossimo futuro e nella sua carriera, Maria afferma che vorrebbe diventare una brava designer in grado di gestire l’attività di progettazione mettendo sempre al centro di ogni progetto l’uomo e l’ambiente, attraverso l’innovazione e la ricerca dei servizi al fine di migliorarne la qualità di vita.
Per chi desiderasse iniziare una carriera nel design e nella progettazione degli interni, invitiamo a seguire i prossimi Open Day dello IUAD che si terranno il 27 Maggio prenotandosi dal sito https://www.accademiamoda.it/open-lab/
Gli studenti del corso di Design e Architettura degli Interni hanno incontrato virtualmente, durante una lezione di Ecodesign, Maura Crudeli, vice presidente di Yourban 2030, un’organizzazione no profit tutta al femminile nata a Roma, attiva nel settore artistico-architettonico che si occupa di interventi di progettazione e restaurazione di spazi esistenti con grande attenzione al tema della sostenibilità.
La mission di Yourban 2030 è infatti creare strette connessioni tra le discipline dell’urban design e dell’ecodesign in linea con le ultime tendenze che hanno un’attenzione sociale molto forte.
Si tratta di una no profit tutta al femminile nata a Roma con interventi di rigenerazione urbana, artistici e di ecodesign, che focalizza la sua attenzione su quartieri specifici facendo un’analisi in scala, che parte dal singolo spazio (come un muro) e prende poi in considerazione l’intero ecosistema anche sociale come nel caso della periferia.
Arte – Tecnologia – Sostenibilità
Questa è la triade che mettono in connessione: individuano nuove tecnologie e start up e le mettono in contatto con un’artista, per lo più di street art, che la trasformi in qualcosa di bello e funzionale. Il progetto mira a promuovere la street art supportando la creazione di lavori spettacolari dal punto di vista visual che possono contribuire ad un cambiamento nell’ambiente e lanciare messaggi sociali. La prima opera, realizzata nel quartiere romano Ostiense, si chiama “Hunting-pollution” ed è il più grande green murales esistente in Europa, realizzato utilizzando una speciale vernice ecologica che, trattenendo le polveri sottili, è in grado di abbattere l’inquinamento come farebbe un bosco di 30 alberi.
L’idea era come rendere su quel palazzo il disegno che avesse un impatto visivo ad angolo, analizzando tutte le prospettive per capire come le persone avrebbero fruito di quella visione. E’ stato quindi studiato il quartiere, hanno cercato delle tecnologie “air-light” per la prima volta da utilizzare per gli esterni e coinvolto lo street artist Iena Cruz (pseudonimo di Federico Massa) che ha impiegato un mese per completare l’opera che raffigura un airone su un barile di petrolio da cui fuoriescono dei tentacoli, a simboleggiare la lotta della natura contro l’inquinamento. L’intero murales infatti, è realizzato con una speciale vernice, naturale e VOC Free, che neutralizza gli agenti inquinanti come l’ossido e il biossido di azoto fino all’88,8%, purificando l’aria. Questo dipinto, che ricopre due facciate del palazzo con 12 metri quadri di vernice, ha impattato sull’ambiente e, allo stesso tempo, fatto il giro del mondo lanciando un forte messaggio sociale.
In seguito, è stato infatti richiesto un altro murales ad Amsterdam, “Diversity in bureaucracy” sempre con la tecnologia air light ad opera della street artist JDL sul tema della discriminazione. Rappresenta infatti una danzatrice surinamese che balla in un vortice di documenti amministrativi del Comune di Amsterdam. Con il murale, JDL pone l’attenzione su temi come lo stare insieme, la disuguaglianza di classe e la burocrazia.
Yourban 2030 si ispira all’Agenda Globale 2030 delle Nazioni Unite, una roadmap di 17 buoni propositi che le Nazioni Unite hanno sottoscritto in tema di ambiente e sviluppo sostenibile. Ogni obiettivo tratta infatti un tema specifico e un obiettivo che auspicabilmente dovremmo riuscire a raggiungere entro il 2030.
Yourban ogni volta individua un muro e sceglie un obiettivo da raffigurare. Sempre a Roma, nel quartiere San Paolo, è stato realizzato, con una campagna di crowdfunding su GoFundMe, da JDL il secondo murale con vernice “mangia smog” dedicato stavolta al movimento LGBT, come chiaro messaggio contro l’omofobia.
La curiosità è fondamentale per questi interventi perché ti dà realmente la possibilità di capire cosa si muove in quel quartiere. Il progetto deve quindi partire necessariamente dall’ascolto del quartiere altrimenti queste opere rischiano di essere vandalizzate e osteggiate, per cui bisogna fare un lavoro antropologico, sociologico, parlando con le associazioni sul territorio e capirne le esigenze.
Il prossimo progetto in cantiere di Yourban è la realizzazione di uno “smart wall” attraverso un contest fotografico, nell’ambito dei MyLLENNIUM award2 2021 con la Fondazione Barletta, un contest dedicato a fotografi under 30 sul tema della resilienza della natura (R-factor): la natura deve resistere agli impatti distruttivi dell’uomo e reagire per cui i partecipanti devono focalizzarsi su quali sono le strategie di resistenza della natura attraverso uno scatto fotografico. La foto vincitrice verrà riprodotta su un muro a Roma attraverso un mosaico digitale.
Abbiamo intervistato Emanuele Leone, attualmente collaboratore presso Leo Burnett, in merito alle opportunità che gli si sono presentate anche grazie a IUAD
Ciao, mi chiamo Emanuele Leone e sono studente IUAD al secondo anno di specialistica in Art Direction & Copywriting, questa è la mia intervista:
Cosa ti ha spinto a non continuare gli studi con la tua vecchia Università e iscriverti alla specialistica dello IUAD?
Quando ho terminato il mio percorso di studi all’università Parthenope a Napoli avevo tanti dubbi su quale doveva essere il mio percorso specialistico: il corso che avevo terminato, economia aziendale, mi permetteva di prendere tante strade diverse, in cuor mio sapevo che dovevo trovare qualcosa che mi potesse dare l’opportunità di esprimere al meglio me stesso e che soprattutto mi divertisse.
Cosa ti ha dato la formazione IUAD che altre scuole non hanno a tuo avviso?
La formazione IUAD per quanto mi riguarda potrebbe essere racchiusa in due parole: “professionalità e empatia”. Quando entri qui ti senti subito a casa, il rapporto con i professori è molto diretto, umano. Sai non soltanto di stare ad ascoltare dei professionisti che conoscono bene il loro mestiere, ma che ti guardano negli occhi, ti capiscono, comprendono le tue esigenze e le tue skills: riescono a farti sfruttare al meglio tutto ciò che hai nella tua testa e nelle tue mani.
Come ti sei preparato al Contest. Quale è la tua GOOD IDEA per il futuro?
Relativamente al concorso per ottenere la borsa di studio ricordo soprattutto il colloquio con il Presidente Michele Lettieri: immagino che vide nei miei occhi tanta determinazione e nelle mie parole tanta voglia di fare; non potrò mai ringraziarlo abbastanza.
Cosa ne pensi della didattica online proposta da IUAD. Vantaggi, svantaggi, funzionalità. Potrebbe essere utile anche dopo la pandemia?
Direi che senza la didattica a distanza avremmo avuto un “blocco” delle conoscenze: non sarebbe stato possibile continuare il nostro percorso di studi, conoscere cose nuove, lavorare su nuovi progetti. Quindi direi che non solo è stata positiva ma ci ha salvato la vita. Direi che anche in una situazione migliore la DAD potrà fornire aiuto a chi soprattutto non potrà partecipare di persona ad un particolare avvenimento o corso: un ulteriore modo per aiutarci a imparare sempre più.
Racconta come è iniziata la collaborazione Leo Burnett, Come ti ha messo in contatto l’Accademia con la suddetta agenzia, attualmente di cosa di occupi. Come ti vedi da qui a 5 anni. Obiettivi professionali, aspirazioni, prossimi step.
Il mio rapporto con la Leo Burnett parte da un evento che per quanto mi riguarda è “una mano tesa” per tutti i giovani creativi che vogliano trovare un posto nel mondo lavorativo: Il Grande Venerdì di Enzo. Durante quell’avvenimento ebbi l’opportunità di fare un colloquio con Francesco Martini, direttore creativo di Leo Torino, che ringrazio ancora oggi di avermi dato, dopo pochissimo tempo, l’opportunità di mettermi in gioco in azienda. Incominciai quindi 6 mesi di stage che oggi si sono tramutati in tre anni di apprendistato come Junior Copywriter. Da qui a 5 anni mi vedo più maturo lavorativamente parlando, spero ancora in Leo Burnett e soprattutto felice per i risultati ottenuti in questi anni.
Obiettivo prossimo sarà sicuramente apprendere il più possibile e il più velocemente possibile; prendere tutti questi insegnamenti e utilizzarli al meglio nei vari progetti.
Se ti dico: La Comunicazione digitale oggi. Quali sono le tue suggestioni, il tuo pensiero, tuo punto di vista.
Comunicazione Digitale per me è tutto il nostro mondo “2.0” che oggi, a causa della pandemia, ha fatto capire a tutti quanto sia diventato “indispensabile” per tutte le aziende esistenti: ormai entrato a gamba tesa in ogni momento della vita quotidiana delle persone.
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